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50 top Pizza World: il trono resta italiano, ma gli altri Paesi sono sempre più vicini

La pizza resta un orgoglio italiano, ma la graduatoria internazionale racconta una sfida sempre più aperta con pizzerie eccellenti anche fuori dai confini

Classifiche della pizza: chi vince? IStock

Ci sono classifiche che passano quasi inosservate e altre che diventano un evento globale. Ecco, quando si parla di pizza si rientra subito nella seconda sfera: ogni posizione conquistata vale come una medaglia, non solo per i pizzaioli ma anche per intere città che si ritrovano sotto i riflettori del mondo. L’edizione 2025 di 50 top Pizza World non fa eccezione e, anzi, rilancia con una sfida che sembra sempre più serrata.

Il primato resta in Italia, ma non in solitaria. Caserta continua a dettare legge, eppure tra New York, Tokyo e San Paolo la rincorsa si fa sempre più concreta. Una fotografia che racconta meglio di qualunque parola il fascino di un piatto diventato universale, capace di unire e dividere allo stesso tempo.

La classifica

Come ogni anno, l’attenzione nei confronti della notissima classifica era particolarmente concentrata sulla top ten. Non solo per capire chi sarebbe salito sul gradino più alto del podio, ma anche per scoprire se l’Italia sarebbe riuscita a mantenere un ruolo dominante in uno scenario sempre più affollato di talenti internazionali.

Pizza 50 Top - La Classifica iStock

Di fatto, proprio da questo punto di vista, l’edizione 2025 ha regalato una fotografia complessa e appassionante:

  1. I Masanielli – Francesco Martucci (Caserta, Italia) ex aequo con Una Pizza Napoletana – Anthony Mangieri (New York, USA)
  2. The Pizza Bar on 38th (Tokyo, Giappone)
  3. Leggera Pizza Napoletana (San Paolo, Brasile)
  4.  Confine (Milano, Italia) ex aequo con Diego Vitagliano Pizzeria (Napoli, Italia)
  5. Napoli on the road (Londra, Inghilterra)
  6. Seu Pizza Illuminati (Roma, Italia)
  7. 50 Kalò di Ciro Salvo (Napoli, Italia)
  8. Baldoria (Madrid, Spagna)
  9. Pizzeria Sei (Los Angeles, USA)
  10. Peppe Pizzeria (Parigi, Francia)

La vera sorpresa di quest’anno è il primo posto condiviso. I Masanielli e Una Pizza Napoletana dividono la vetta con una parità che fa discutere: per qualcuno è un modo elegante di evitare scontenti, per altri il segnale che l’Italia non può più permettersi di dare nulla per scontato.

Tutto si è comunque svolto secondo le regole: la selezione si basa su un sistema che combina valutazioni di esperti del settore, giornalisti enogastronomici e critici indipendenti, distribuiti in tutto il mondo.

Non contano soltanto la qualità dell’impasto e degli ingredienti, ma anche l’esperienza complessiva: dall’accoglienza al servizio, passando per la capacità di innovare senza snaturare l’identità della pizza.

Le altre posizioni italiane

Non meno interessanti sono gli altri piazzamenti. Fuori dalla top ten, la bandiera tricolore continua a sventolare in modo massiccio, segno che la pizza resta un patrimonio fortemente italiano pur in un contesto sempre più cosmopolita.

Al dodicesimo posto si colloca Pepe in Grani di Franco Pepe a Caiazzo, punto di riferimento assoluto per chi cerca una fusione tra artigianalità e ricerca. Poche posizioni più in basso, al quattordicesimo, troviamo La Notizia di Enzo Coccia a Napoli, pizzeria storica che ha saputo trasformare l’autenticità in una firma riconosciuta a livello internazionale.

Il diciottesimo posto è occupato da I Tigli di Simone Padoan a San Bonifacio, in Veneto, che continua a distinguersi con un’idea di pizza quasi gastronomica, spesso raccontata come "da degustazione" per la cura estrema negli abbinamenti. Al ventiduesimo posto compare invece La Filiale di Franco Pepe, all’interno del relais di lusso L’Albereta in Franciacorta, a conferma della capacità della pizza italiana di esprimersi anche in contesti di alta ristorazione.

Pizza 50 Top - La Classifica iStock

Non mancano altre presenze di peso: al ventisettesimo posto figura Frumento a Catania, che valorizza il Sud con un impasto che guarda al territorio e agli ingredienti locali. Subito dopo, al trentaduesimo, si posiziona Pizzeria Da Zero a Vallo della Lucania, simbolo di come il Cilento abbia trovato nella pizza un veicolo di identità gastronomica.

L’elenco continua con altri indirizzi prestigiosi, come Giangi’s Pizza a Roseto degli Abruzzi, che entra per la prima volta in classifica sorprendendo molti osservatori. Ciò che colpisce, però, non è solo la quantità di insegne italiane, ma la varietà dei territori rappresentati: dal cuore di Napoli alle province venete, dalle colline cilentane alla Sicilia, ogni regione trova spazio in una classifica che fotografa un Paese capace di innovare senza smarrire la sua anima.

Un "culto" sempre più internazionale

Ciò che emerge dalla 50 top Pizza World 2025 non è solo un elenco di indirizzi: è la dimostrazione che la pizza è ormai un culto globale. Quello che fino a pochi decenni fa sembrava un piatto confinato alla tradizione napoletana oggi è un linguaggio condiviso, capace di adattarsi a culture diverse senza perdere la sua identità.

Se in Italia resta simbolo di territorio, altrove la pizza diventa terreno di sperimentazione e di contaminazioni, portando nuovi stili e nuove interpretazioni che conquistano pubblico e critica. La crescita di realtà come The Pizza Bar on 38th a Tokyo o Leggera Pizza Napoletana a San Paolo racconta bene questa evoluzione: la qualità non è più un’esclusiva italiana, e la capacità di stupire passa anche attraverso ingredienti locali e visioni creative che rendono ogni pizza unica.

Certo, il nostro Paese resta faro e punto di riferimento, ma la vera forza del fenomeno sta proprio nella sua universalità, nel modo in cui riesce a essere riconoscibile eppure sempre nuova. È in questo equilibrio tra tradizione e innovazione che si apre un orizzonte di competizione vivace e affascinante, segno che la storia di questo piatto iconico è tutt’altro che scritta.

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