Il cuore del Natale è a tavola: cosa raccontano davvero i piatti delle feste
Molti dei cibi del Natale hanno un significato particolare, spesso religioso, nato ancor prima della festività cristiana.

In Italia, ci sono alcuni cibi che a Natale non possono mai mancare. Molti credono che facciano semplicemente parte delle nostre tradizioni gastronomiche delle feste, ma pochi sanno che alcune pietanze hanno un significato ben preciso. Insomma, non è un caso se la carne, il pane o la frutta secca devono rigorosamente trovarsi sulle tavole del 24, 25 e 26 dicembre.
Il significato dei cibi di Natale
Natale fa rima con abbondanza, sempre e comunque. È così oggi, che possiamo mangiare quotidianamente ogni tipo di pietanza, ed era così un tempo, quando c’erano soltanto poche occasioni all’anno per fare un banchetto degno di nota. Ancor prima della festività cristiana per eccellenza, quella che celebra la nascita di Gesù, a dicembre i pagani festeggiavano altre ricorrenze e pure all’epoca il cibo era un grande protagonista. Forse, il significato di alcuni alimenti va rintracciato proprio in quei riti.
A prescindere dal periodo in cui determinate prelibatezze sono diventate usuali, è curioso scoprire come il loro valore simbolico sia stato tramandato di epoca in epoca. Ancora oggi, anche se molte persone lo ignorano, i piatti che portiamo in tavola a Natale e in altre occasioni "di festa" hanno un significato molto importante.
Bellissima tavola di Natale con cibi e addobbi
La carne e il pane
Dopo l’astinenza della Vigilia di Natale, anche se al giorno d’oggi la Chiesa non la impone più, il 25 dicembre è obbligatorio portare in tavola piatti a base di carne. Spezzatini, arrosti o cotolette: non importa né il taglio né tantomeno il metodo di cottura, ciò che conta è che sia presente la "ciccia". Questa è sempre accompagnata dal pane e non è un caso.
Nel pane e nella carne si manifesta la presenza del binomio eucaristico. Il pane è simbolo della vita eterna e della fertilità, mentre la carne rappresenta Cristo, la purezza, l’innocenza e il sacrificio. Anche il brodo di manzo, cappone o altro animale, che in alcune zone d’Italia si mangia rigorosamente il 26 dicembre, ha un valore importante, quasi doppio vista la presenza dei tortellini, che non a caso sono ripieni di carne.
La frutta secca
Dal pane ai primi piatti, passando per i secondi e i dolci: a Natale la frutta secca viene messa ovunque. Grande protagonista è la mandorla, regina del croccante e di altre prelibatezze. Frutto che da sempre simboleggia l’energia vitale (per alcune culture anche il corpo di Cristo), la sua pianta è pure la prima a fiorire dopo l’inverno.
Non solo, secondo alcune credenze popolari, all’interno di noci, nocciole, pinoli, mandorle e Co. ci sono presenze magiche, piccole creaturine straordinarie. Alcuni, ad esempio, sostengono che nei pinoli natalizi si trovi la manina di Gesù Bambino, visto che la Madonna lo aveva nascosto nel suo frutto per sottrarlo ai soldati di Erode.
In ogni modo, la frutta secca è una grande protagonista dei dolci natalizi: dalla frutta martorana della Sicilia al pesce di marzapane della Puglia, passando per il pangiallo laziale e il serpentone umbro. Da notare che figure come il serpente e il pesce hanno entrambi valore di rinascita e rinnovamento.
I dolci
I dolci tipici del Natale, a esclusione di panettone, pandoro e torrone, sono legate a leggende popolari molto particolari. Le cartellate pugliesi, ad esempio, simboleggiano per alcuni le fasce in cui era avvolto Gesù, mentre per altri rappresentano il canestro in cui i pastori posarono i doni per il Bambinello.
Restando in Puglia, pure le pettole hanno un significato religioso: rappresentano il cuscino su cui Gesù venne adagiato, ma assai più particolare è la storia della loro nascita. Sembra, infatti, che Santa Elisabetta, distratta dalla chiacchierata con la Madonna, perse di vista la pasta del pane che crebbe a dismisura. Così fu costretta a farne palline e a gettarle nell’olio bollente.
Gli struffoli napoletani, invece, hanno lo stesso valore del capitone: ripropongono il serpente cosmico tagliato a pezzi, "metafora del tempo che viene fatto a pezzi per essere rigenerato".
















