Il cappero italiano è già una vera tendenza: perché fa parlare di sé?
Non più solo condimento mediterraneo: una "dedica" Food&Wine trasforma il cappero nel protagonista creativo che racconta la cultura gastronomica italiana all'estero

Ci sono prodotti che vivono per anni silenziosi, quasi nascosti nelle cucine di famiglia, e poi all’improvviso diventano protagonisti di racconti e tendenze internazionali. È quello che sta accadendo a un piccolo bocciolo mediterraneo che da secoli insaporisce piatti e tradizioni, ma che oggi viene riscoperto con occhi nuovi.
Il cappero non è più soltanto quell’aggiunta dal gusto deciso che accompagna insalate, salse e pesce: sta conquistando un ruolo diverso, più ampio e sfaccettato. E non lo dicono soltanto i mercati locali o le trattorie: a metterlo in primo piano sono anche alcune delle riviste di gastronomia più influenti al mondo, che hanno iniziato a raccontare la sua storia con un’attenzione speciale.
Lo spazio sulla stampa estera
Ma andiamo per ordine. Se oggi ne stiamo parlando è perché una tra le riviste culinarie più rispettate a livello internazionale, Food & Wine, ha proprio dedicato un approfondimento affascinante al cappero italiano. Quello che la rivista ha portato avanti è stato un vero e proprio viaggio che ha attraversato Sardegna, Sicilia e isole Eolie, tra storie di campi rinati, start‑up creative e gelati al cappero, marmellate insolite e persino birra aromatizzata.
La verità però è che non è un caso isolato: anche se diversi anni fa, anche altre testate rinomate come Epicurious hanno raccontato la sua storia in modo divulgativo, spiegando che il cappero ha un «effetto distinto su texture e sapore» e ne 2021 persino il magazine online della guida Michelin evidenziava le sue potenzialità, sottolineando anche il fatto che trovasse posto anche nella cucina del Nord Europa e nelle tavole d’oltreoceano, suggerendo usi che vanno dalla salsa tonnata au bagel.
Forse questo filo conduttore può sembrare forzato, ma di fatto, guardando un po’ più da lontano, è possibile vedere emergere non solo ricette, ma passioni: l’attenzione, la storia e tutte le usanze che accompagnano i modi con cui questo piccolo ma potentissimo ingrediente viene coltivato traspaiono attraverso le parole dei giornalisti, trasformando un gustosissimo dettaglio in storia viva e identitaria.
Un posto importante in cucina
E magari, chi lo sa, stiamo viaggiando un po’ troppo. Però il fatto che dal 2021 a oggi il cappero sia finito sulle pagine delle grandi riviste internazionali, probabilmente significa molto più di una semplice curiosità gastronomica. Non parliamo più di un condimento confinato nelle cucine mediterranee, utile ad arricchire un sugo o una salsa: oggi il cappero si muove in un territorio diverso, quello dell’innovazione, della biodiversità e dell’alta cucina.
La sua immagine sta cambiando: da ingrediente "da dispensa", disponibile in barattolo tra sale o aceto, a piccolo simbolo del Made in Italy agroalimentare che parla al mondo. Le coltivazioni diventano patrimonio da valorizzare, gli chef lo usano come firma creativa nei menu, le startup lo trasformano in polvere, oli aromatici e prodotti inattesi.
Non è più solo un retaggio della tradizione casalinga, ma un punto di incontro tra memoria e sperimentazione, capace di ispirare cuochi, imprenditori e comunicatori. La stampa estera, in questo senso, non fa che amplificare una tendenza già in atto: racconta un ingrediente che non vuole restare marginale, ma che ha tutte le carte per rappresentare l’Italia contemporanea, nelle cucine come nei mercati internazionali.
Versatilità e gusto
Il successo del cappero fuori dai confini italiani si deve soprattutto a una qualità che lo rende unico: la versatilità. Nell’approfondimento di Food & Wine viene celebrato come ingrediente capace di adattarsi a mille contesti, dalla pizza gourmet alle insalate più semplici, dai piatti di pesce alle preparazioni dolci come il gelato o la marmellata al cappero. D’altronde, questo bocciolo cambia carattere a seconda della lavorazione: sotto sale mantiene una sapidità intensa, sott’aceto diventa più fresco e "immediato".
Questa capacità di reinventarsi rende lo rende molto più di un plus aromatico: lo inserisce in un discorso ampio che riguarda l’identità della cucina italiana e la sua continua reinterpretazione. È segno che dietro al cappero non c’è soltanto un sapore deciso, ma un fermento creativo e culturale che lo rende degno di attenzione globale.