Seguici

Dal tè al burro di yak alle larve di formica: in giro per il mondo si mangia di tutto

Scopriamo quali sono le abitudini culinarie più strane del mondo: dal caffè black ivory al pipistrello fruit bat, passando per il sannakji.

Hakarl, squalo putrefatto, specialità islandese 123rf
Hakarl, squalo putrefatto, specialità islandese

Paese che vai, abitudini culinarie che trovi. Mentre in Italia abbiamo preparazioni che, seppur particolari consideriamo mangiabili, in altre zone del mondo ci sono ricette che, probabilmente, poche persone assaggerebbero a cuor leggero. Dalle larve di formica al tè al burro di yak, passando per i nidi di rondine: scopriamo quali sono i piatti più strani e audaci del pianeta.

Tè al burro di yak

Il nostro viaggio nelle abitudini culinarie più strane al mondo inizia con una preparazione assai particolare, il bò cha, ossia il tè al burro di yak del Tibet. Dimenticate il classico tè inglese, indiano o cinese e immaginate una bevanda molto, molto calorica, composta da: foglie di tè, burro di yak, sale rosa dell’Himalaya, latte e bicarbonato.

Non sono solo gli ingredienti a essere particolari, ma anche la preparazione. Un vero e proprio rituale, lungo e complesso. Dopo che l’acqua ha raggiunto l’ebollizione, vengono aggiunte le foglie di tè verde o nero, facendo scendere gradualmente la temperatura. Questa operazione può durare anche delle ore. Successivamente, quando il tè ha raggiunto un colorito molto scuro, viene travasato in un contenitore di legno dove sono già stati versati latte, burro di yak, sale rosa dell’Himalaya e bicarbonato.

A questo punto, la bevanda viene mescolata fino a raggiungere la consistenza desiderata. In Tibet il tè di yak viene consumato come se fosse acqua (si stimano dalle 40 alle 60 porzioni a persona al giorno), fortunatamente in piccole tazzine.

Nidi di rondine

Mentre il tè di yak è abbastanza appetibile anche per noi italiani, lo stesso non si può dire dei nidi di rondine tipici della Cina. Il nome dato alla pietanza indica proprio ciò che sono: giacigli dei volatili, creati in modo certosino con la saliva. Di colore bianco, rosso o giallo, questi rifugi sono commestibili e, a quanto pare, molto buoni.

In Cina vengono usati come ingrediente principale di zuppe, ma visto il sapore molto delicato sono quasi sempre mescolati con altri gusti più forti, tipo: cristalli di zucchero, latte, ginseng, funghi, uova, pesce o porridge di riso. Non tutti, però, hanno la possibilità di gustare i nidi di rondine. Il motivo è da ricollegare al prezzo: si va dai 1.450 euro fino ai 7.200 euro al chilo. Non a caso, sono inseriti nella classifica dei cibi più costosi al mondo.

Hákarl

Spostandoci in Islanda, troviamo un’altra abitudine culinaria bizzarra: l’hákarl, ossia lo squalo putrefatto. Visto che le sue carni fresche sono velenose, è necessario lasciarle essiccare e fermentare per poterle consumare. Soltanto con la putrefazione si abbatte la tossicità, ma questo procedimento ha un risvolto che per molti è un ostacolo: l’odore estremamente forte e disgustoso. In patria lo trovate in vendita in tutti i supermercati, solitamente al costo di 20 euro a porzione.

Escamoles

Avete mai sentito parlare dell’insetto caviale? Prelibatezza tipica del Messico, l’escamoles sono le larve e le uova delle formiche nere giganti che vivono su varie piante come l’agave. In patria si usano ovunque, pure nei tacos, crude, fritte o in umido, ma il prezzo è piuttosto alto: circa 60 euro al chilo.

Taco messicano con larve di formiche 123rf

Taco messicano con escamoles

Balut

Nelle Filippine è d’obbligo mangiare il balut, un uovo di anatra o gallina fecondato. Solitamente si consuma bollito, direttamente dal guscio, con sale e aceto. Soltanto i più temerari, però, riescono a mangiarlo, visto che l’embrione è quasi completamente formato, quindi ben visibile al primo morso. Se vi trovate in viaggio e non volete assaggiarlo fate attenzione perché all’apparenza è identico a un uovo sodo.

Fugu

Tra le abitudini culinarie più strane del mondo c’è una prelibatezza made in Giappone, il fugu. Si tratta del pesce palla, famoso anche perché alcuni dei suoi organi contengono una sostanza velenosa, la tetrodossina. Questo veleno, che deve essere estirpato prima della cottura, è talmente pericoloso che soltanto gli chef che hanno sostenuto un esame e ottenuto un’apposita licenza possono preparare piatti a base di fugu.

Sannakji

Spostandoci in Corea troviamo il sannakji, un piccolo polpo che, in barba alla civiltà, viene servito quando è ancora vivo. Pensate che a detta di quanti lo adorano la sua particolarità sta proprio in questo: le ventose sui tentacoli che, quando messe in bocca, si attaccano alle pareti e alla gola perché ancora ‘vive’. Un film horror, peccato che non sia finzione.

Polpo fresco coreano 123rf

Sannakji, polpo fresco coreano

Ragni fritti

In Cambogia è facile imbattersi in uno degli street food più amati del Paese: i ragni fritti. Non sono semplici ragnetti, ma tarantole asiatiche le cui dimensioni raggiungono quelle del palmo di una mano. Allevati nei buchi del terreno o catturati nelle foreste, vengono impanati in sale e zucchero e poi fritti in olio e insaporiti con l’aglio. Disgustosi? Al contrario, quanti l’hanno assaggiati sostengono che abbiano lo stesso sapore dei gamberetti fritti.

Uova dei cent’anni

Tornando in Cina, non possiamo evitare di citare le uova dei cent’anni, chiamate pidàn. Rinomate in ogni angolo del globo, sono uova di anatra o quaglia conservate in argilla, calce, sale e cenere per circa tre mesi (100 giorni e non 100 anni). Questo periodo consente all’uovo di cambiare aspetto: il tuorlo è di colore grigio scuro tendente al verde con cerchi concentrici neri e una consistenza cremosa, mentre il bianco è grigio e ha una consistenza gelatinosa.

Caffè black ivory

Se vi trovate in Thailandia e amate le sfide culinarie dovete assolutamente assaggiare il black ivory, un caffè che si ottiene da speciali chicchi che vengono ingeriti dagli elefanti e poi recuperati dai loro escrementi da parte degli addetti ai lavori. È una specialità molto particolare, che richiede un lungo e dispendioso lavoro. Considerate che per produrre 1 kg di caffè sono necessari 33 kg di chicchi. Vien da sé che il prezzo di una tazzina è esorbitante: tra gli 80 e i 90 dollari.

Fruit bat

Concludiamo il nostro viaggio nelle abitudini culinarie più strane del mondo con una sosta alle Mauritius, dove il fruit bat è una specialità che si tramanda di generazione in generazione. Come suggerisce il nome, si tratta di carne di pipistrello. Non di uno qualsiasi, ma di quello che si nutre solo ed esclusivamente di frutta, come banane, manghi o lici. È proprio la sua alimentazione a dare un sapore particolare, tendente al dolce, alla carne. Il fruit bat si cuoce in padella con erbe aromatiche fino al raggiungimento di una consistenza croccante.

© Italiaonline S.p.A. 2025Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963