No, prima non c'erano le melanzane: ecco la vera storia della caponata
La caponata si faceva senza melanzane: questo è quanto svela la vera storia di uno dei piatti siciliani più famoso e amato.

Prelibatezza siciliana che oggi si consuma in tutta Italia, la caponata è uno dei piatti che meglio rappresenta la bontà della cucina nostrana. Eppure, non tutti conoscono la vera storia di questa ricetta: in quanti sanno che, in origine, le melanzane non erano le protagoniste indiscusse? Siamo pronti a scommettere che, forse, solo in Sicilia la risposta sia affermativa.
La vera storia della caponata siciliana
Quando si parla della caponata, oggi riconosciuta come prodotto agroalimentare tradizionale (PAT), l’associazione con le melanzane nasce spontanea. Tuttavia, questo meraviglioso ortaggio, che nella ricetta siciliana viene fritto a regola d’arte, in principio non era il protagonista assoluto del piatto. Ma, vi diremo di più: neanche le altre verdure erano dominanti. A trionfare era un altro alimento, che non ha nulla a che fare con il regno vegetale.
La vera storia della caponata ci dice che il re della ricetta era, udite udite, il pesce. Molti studiosi sostengono che questo piatto sia nato durante la dominazione spagnola dell’isola, quindi in un periodo che va dai primi anni del Cinquecento a inizio Settecento. Re e nobili erano soliti consumare una prelibatezza a base di capone, ossia la lampuga, un pesce dalla carne soda e compatta, che veniva portato in tavola con una salsa agrodolce, la stessa che si usa per la caponata.
Le melanzane sembra che siano entrate in gioco grazie a una rivisitazione della ricetta da parte delle persone meno abbienti che, non potendosi permettere il pesce, lo sostituirono con un ortaggio che, almeno all’apparenza, presentava la stessa compattezza del capone.
Mentre la caponata con il pesce era accessibile solo ai nobili, quella a base di melanzane poteva essere consumata da tutte le classi sociali. Così, è diventata simbolo della cucina popolare siciliana e si è diffusa in tutta l’isola, finendo per diventare una preparazione simbolo della tradizione gastronomica della regione.
Deliziosa caponata con crostini di pane
Dal pesce alla melanzana
Pian piano, i siciliani hanno dimenticato il pesce, tanto che le melanzane lo hanno sostituito del tutto. Non a caso, le prime testimonianze scritte della ricetta la descrivono proprio come la conosciamo oggi. In un testo del 1759, si legge che è "una miscela di verdure cotte in agrodolce, arricchite con olive, capperi e altri ingredienti tipici dell’isola".
Una precisazione, però, è d’obbligo. Ci sono altre teorie riguardo l’origine della ricetta siciliana, ma quasi tutte concordano nel collocare la sua nascita dopo l’800-1000 d.C.. Sicuramente, le melanzane sono arrivate sull’isola grazie alla dominazione araba, ma sappiamo anche che in un primo momento questo ortaggio non era ben visto. Pertanto, è del tutto plausibile che siano diventate protagoniste della caponata durante il periodo ‘spagnolo’.
Inoltre, è bene sottolineare che nel vocabolario siciliano-italiano di Antonino Traina, pubblicato nel 1860, la caponata è descritta come un piatto a base non solo di melanzane, ma anche di pesce, carciofi e altri condimenti. In ogni variante, il sapore agrodolce è sempre presente.
Una ricetta, ma tante varianti
Appurato che la vera storia della caponata ci dice che il piatto ha avuto origine grazie all’influenza spagnola, oggi la ricetta vede come protagoniste indiscusse le melanzane. Questo, però, non significa che non ci siano altre varianti golose. Queste, solitamente, variano in base alla zona dell’isola. La versione palermitana è considerata quella classica, il piatto "madre", e prevede l’uso di: melanzane fritte (solitamente la Nera lunga o la Violetta lunga palermitana), olive verdi, cipolla, sedano, capperi, salsa di pomodoro, olio, sale, aceto e zucchero.
Nella zona di Agrigento, oltre agli ingredienti della palermitana si usano pure peperoni arramascati, peperoncino, uvetta, miele e mandorle o pinoli, mentre nel trapanese si aggiungono solo le mandorle tostate e nel messinese le patate. A Catania, invece, troviamo sia la caponata che la caponatina. La prima è simile a quella di Palermo, ma vede la presenza dei peperoni e l’uso di pomodori più maturi, mentre la seconda ha pure patate, peperoni, caciocavallo piccante ragusano e vino bianco.
















