Mezze porzioni al ristorante: perché i piatti si riducono?
Al ristorante i piatti si riducono: quasi tutti preferiscono le mezze porzioni. I motivi sono diversi, ma quello economico non regge.

Le mezze porzioni al ristorante non sono più appannaggio dei bambini, che per forza di cose mangiano meno degli adulti, ma sono diventate la norma. Una scelta che mette d’accordo clienti e ristoratori (anche se i consumatori si trovano a spendere di più per porzioni più piccole) e strizza l’occhio alla sostenibilità.
Mezze porzioni: moda o scelta consapevole?
Un tempo, le mezze porzioni al ristorante erano riservate esclusivamente ai bambini e, in rare occasioni, agli adulti con problemi più o meno seri di inappetenza. Da qualche anno a questa parte, invece, la situazione si è completamente ribaltata. Oggi, quasi tutti ordinano piatti più piccoli e i ristoratori non hanno potuto fare altro che adeguarsi alla tendenza.
I motivi per cui i consumatori preferiscono le mezze porzioni sono diversi. Innanzitutto, è una scelta che permette di moltiplicare gli assaggi, così da mangiare un po’ di tutto senza particolari rinunce (oppure senza sentirsi in colpa per l’abbuffata). Pensiamo, ad esempio, alla struttura ‘standard’ dei menù italiani, che prevedono antipasto, primo, secondo e contorno. Difficilmente, se le quantità sono classiche, si riesce a consumare tutto. Invece, ordinando i cosiddetti "piattini" non si hanno problemi.
Questo, in termini pratici, si traduce con meno avanzi e meno rifiuti, quindi si contrasta lo spreco alimentare, questione che fortunatamente inizia a essere recepita e affrontata anche da parte della popolazione. Secondo gli esperti, le mezze porzioni, seppur nate come "moda", sono diventate oggi una scelta che i clienti fanno in modo consapevole, certi da un lato di assicurarsi varietà culinaria e spesa inferiore e dall’altro di contribuire alla sostenibilità.

Ristorante tipico italiano situato nel centro storico di Roma
Un risparmio solo apparente
All’apparenza, le mezze porzioni costano meno del piatto standard, ma la realtà è un tantino diversa. In Italia non esiste una normativa ad hoc, per cui i ristoratori sono liberi di fissare il prezzo che ritengono più giusto. Eppure, è normale pensare che, ordinando ad esempio una mezza porzione di spaghetti alla carbonara, il costo sia inferiore del 50% rispetto alla quantità ‘standard’.
In altre parole, se un piatto costa 12 euro, il "piattino" dovrebbe costare 6 euro, se la porzione più grande viene 18 euro l’assaggino dovrebbe costare 9 euro e via dicendo. Tuttavia, i prezzi delle "mezze" non corrispondono mai, o quasi, al 50% del costo standard. Il motivo è di facile comprensione: pur utilizzando meno materia prima, i costi fissi di cucina e sala non si dimezzano.
Ecco perché, nella maggior parte dei casi, le porzioni ridotte costano tra il 30 e il 40% in meno del piatto "standard". Quindi, si tratta solo di un risparmio apparente, un po’ come accade con le confezioni di cibo più piccole al supermercato. Il prezzo della scatola in sé è più basso, ma quando si fa il rapporto con il costo al chilo si sgranano gli occhi.
È bene sottolineare che al momento, in Italia, i ristoratori non sono obbligati a mettere le mezze porzioni nel menù come invece accade per il coperto o altri servizi, ma le associazioni di settore consigliano caldamente di inserirle, indicando con chiarezza prezzo e quantità.