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Cos'è la guerra delle orecchiette a Bari e perché sta proseguendo?

Ripercorriamo la storia della guerra delle orecchiette, dallo scoppio a oggi: passano i mesi, ma non si raggiunge un accordo.

Pastaia prepara le orecchiette 123rf
Pastaia prepara le orecchiette

Andare a Bari e non fare una passeggiata in Via dell’Arco Basso, la cosiddetta strada delle orecchiette, è impossibile. Eppure, da qualche tempo a questa parte è tutto cambiato: le massaie, invece che preparare la pasta, hanno incrociato le braccia, dichiarando guerra all’amministrazione comunale.

Guerra delle orecchiette: quando e perché è scoppiata

Via dell’Arco Basso a Bari è ormai diventata un’attrazione turistica, come San Gregorio Armeno a Napoli o Vicolo Cieco del Volto Santo a Palermo. Negli ultimi mesi, però, la cittadina pugliese è finita sotto i riflettori per un motivo tutt’altro che lodevole: la guerra delle orecchiette. Tutto è nato quando la trasmissione Mi Manda Rai Tre ha realizzato un servizio sul ‘mercato nero’ della famosa pasta fresca.

La trasmissione ha portato alla luce criticità note a tutti, ma che fino a quel momento non erano mai state spiattellate in televisione in modo tanto plateale: orecchiette industriali spacciate per artigianali, norme igienico sanitarie inesistenti e ristoranti abusivi all’interno delle abitazioni delle massaie. La messa in onda ha alzato un polverone e le forze dell’ordine, in accordo con il sindaco di Bari, si sono visti costretti a intervenire.

La Procura ha avviato un’indagine per truffa, mentre il Comune, con il fine di tutelare una tradizione che si tramanda di generazione in generazione, ha finalmente deciso di regolamentare il mercato delle orecchiette di Via dell’Arco Basso. Poche norme, ma necessarie, come: un tavolo di acciaio, un lavabo attivabile con pedale, vendita esclusiva di prodotti artigianali fatti a mano in un laboratorio chiuso e pulito, prodotti etichettati e corsi HACCP.

La diatriba sembrava così conclusa, eppure nei giorni scorsi c’è stato un nuovo colpo di scena: le forze dell’ordine hanno sequestrato dalle bancarelle delle massaie 151 chili di merce, tra orecchiette, taralli salati e dolci e pomodori secchi. Non solo prodotti senza etichetta e industriali spacciati per artigianali, ma anche commercio abusivo su suolo pubblico e appropriazione indebita di spazi esterni. La guerra è tutt’altro che conclusa.

Orecchiette fatte a mano iStock

Orecchiette fatte a mano

Orecchiette, tra tradizione e rispetto della legge

Dopo l’ultimo blitz delle forze dell’ordine in Via dell’Arco Basso, le pastaie hanno deciso di scioperare. Così, i turisti che nei giorni scorsi si sono recati a Bari hanno trovato un’atmosfera completamente diversa rispetto al passato. Nessun banco con le orecchiette e altri prodotti tipici pugliesi, ma braccia conserte e volti imbronciati.

Ai giornalisti che hanno chiesto informazioni, le massaie hanno risposto quasi in coro di non aver alcuna intenzione di adeguarsi alle nuove norme imposte dal Comune. Probabilmente, la regola che nessuna di loro riesce a digerire è quella che vieta di vendere le orecchiette che producono per strada. Potranno continuare a produrle solo a scopo dimostrativo, ma sul banco potranno essere esposti solo prodotti creati e confezionati in un laboratorio chiuso e pulito.

Le massaie si sono anche incontrate con il sindaco Vito Leccese, ma non è stato raggiunto alcun accordo. Pietro Petruzzelli, assessore comunale allo Sviluppo locale, ha dichiarato: "Alle pastaie di Bari vecchia abbiamo ribadito ciò che loro sanno bene, ovvero che l’aspetto legato alla tradizione delle orecchiette fresche vogliamo tutelarlo, ed è per questo che possono tranquillamente esporre i loro telati per le orecchiette fresche o per mettersi loro stesse in maniera dimostrativa a prepararle. Quello che non possono fare, a meno che non abbiano un’autorizzazione alla vendita, è vendere o esporre le orecchiette industriali. Qualcuna ha l’autorizzazione altre si stanno mettendo in regola".

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