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Tra "ossa" croccanti e frutti insoliti: questi piatti dei Morti addolciscono il ricordo

I dolci del Giorno dei Morti si tramandano di generazione in generazione: dalle fave dei morti alla frutta martorana, passando per il pan co’ Santi.

Deliziosa frutta di marzapane glassata IStock
Deliziosa frutta di marzapane glassata

I dolci sono i protagonisti delle tavole del Giorno dei Morti. Ci sono anche piatti salati, sia chiaro, ma le preparazioni zuccherine vincono a mani basse, forse per un bisogno inconscio di addolcire una giornata segnata da mancanze che pesano come un macigno. Dalle ossa e fave dei morti, diffuse in tutta Italia, al pan dei Santi, tipico soprattutto in una zona dello Stivale: volendo mettere le mani in pasta, si ha l’imbarazzo della scelta.

I dolci dei morti più famosi

Rispetto ad anni fa, Ognissanti e il Giorno dei Morti non hanno più la stessa sacralità. I pellegrinaggi al cimitero resistono soprattutto grazie alle vecchie generazioni, ma è difficile trovare persone che rinuncino all’aspetto gastronomico della celebrazione. Qualcuno porta in tavola i cibi più simbolici dell’1 e del 2 novembre, mentre altri preferiscono le classiche ricette "della domenica". Solo sui dolci non si discute: sono tutti strettamente collegati alla commemorazione dei defunti.

Le ossa e le fave dei morti si trovano, seppur con alcune variazioni, in tutto il Paese. I primi si preparano a partire da un impasto a base di farina, albume, zucchero e mandorle tostate e tritate. Poi, si aggiungono le spezie come cannella e chiodi di garofano. Le seconde, invece, sono realizzate ‘solo’ con mandorle, uova e zucchero, anche se in alcune zone si aggiungono pure pinoli e anice o grappa. Secondo la tradizione, entrambi si portano in tavola con il vin Santo.

Altrettanto diffuso è il castagnaccio, a base di farina di castagne. La ricetta, che sembra sia nata in Toscana, vuole che la superficie venga decorata con pinoli, uvetta e rosmarino.

In Lombardia è d’obbligo il pane dei morti, un piatto di recupero che chiede di mescolare i biscotti secchi sbriciolati con frutta secca (uvetta, mandorle, fichi secchi, canditi) e spezie tra cui cannella e noce moscata. Talvolta, all’impasto si aggiungono cacao amaro e vino bianco.

Invece, in Toscana abbiamo il pan co’ Santi, chiamato anche pancosanti o pan dei Santi. È un pane dolce non eccessivamente zuccherato, arricchito di uvetta, noci e pepe. Morbido e speziato all’interno, ha una crosta croccante e molto invitante.

Ossa dei morti iStock

Fragranti biscotti ossa dei morti

Dolci tipici dell’1 novembre

Mentre i dolci citati in precedenza sono conosciuti in quasi tutta Italia, seppur determinate zone ne rivendichino la paternità, ce ne sono altri che appartengono soltanto alla tradizione gastronomica di alcune regioni nostrane. Ad accomunarli, oltre agli ingredienti di stagione, sono la data in cui si portano in tavola: sempre il Giorno dei Morti.

Partiamo dal Trentino Alto Adige, dove la tradizione impone di portare in tavola i cavalli dei morti. Sono dei biscotti piuttosto grandi, a forma di ferro di cavallo, con le estremità quasi sempre decorate con il cioccolato fuso. Spostandoci in Emilia Romagna troviamo la piada dei morti, un dolce che, pur richiamando la celebre piadina, non ha nulla in comune con essa. Simile a una focaccia alta e morbida, è arricchita con frutta secca, tipo mandorle, noci e uvetta.

In Campania, il 2 novembre non può mancare o’ murticiello, ossia il torrone dei morti. A base di cioccolato e frutta secca, è morbido e friabile, con un rivestimento di cioccolato fondente, al latte, al pistacchio o ai cereali e un ripieno di cremino e frutta secca, solitamente nocciole e mandorle.

Spostandoci al Sud Italia, Puglia e Calabria in primis, troviamo la colva o grano dei morti. Un dolce assai particolare, realizzato a partire dal grano tenero cotto, a cui si aggiungono noci, melograno, cioccolato fondente, vincotto e frutta candita. In Sicilia, invece, abbiamo i nzuddi, ossia un biscotto preparato con farina, zucchero, mandorle tostate, miele, albume, lievito, scorza d’arancia e cannella.

Sempre restando sull’isola, non possiamo evitare di menzionare la celebre frutta martorana. Sono vere e proprie riproduzioni di mele, pere & Co., realizzate con pasta di mandorle, colorate con tonalità vivaci e decorate a mano. In Sardegna, infine, si preparano i papassini, biscotti glassati, creati con un impasto di farina, uvetta, noci e mandorle, aromatizzato con scorza di agrumi e spezie come cannella o anice.

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