Piccole come monete, cariche di speranza: ecco perché mangiamo le lenticchie a Capodanno
La tradizione impone di mangiare le lenticchie a Capodanno, ma pochi sanno quando e perché è nata questa usanza.

Non importa dove si festeggia Capodanno, se a casa o al ristorante, le lenticchie non possono mai mancare. Una tradizione antichissima, nata ai tempi dell’Antica Roma e arrivata fino ai nostri giorni, che tutti (o quasi) rispettano con la convinzione di assicurarsi un pizzico di fortuna e prosperità per l’anno a venire.
- Perché si mangiano le lenticchie a Capodanno?
- Cibo del lutto o portafortuna?
- Le nostre ricette con le lenticchie
Perché si mangiano le lenticchie a Capodanno?
Che piacciano o meno, le lenticchie sono le vere protagoniste delle tavole di Capodanno. Possono esserci anche altre mille portate, ma questo legume non può mai mancare. Secondo la tradizione, infatti, mangiarle l’ultima notte dell’anno porta fortuna e prosperità. Sia chiaro, non serve cucinarne grandi quantità, basta anche una cucchiaiata abbondante a testa. Ma, quando è nata questa usanza?
La tradizione di mangiare le lenticchie il 31 dicembre è molto antica, risale addirittura ai tempi dell’Antica Roma. I Romani credevano talmente tanto nel "potere" di questo legume che la notte di Capodanno erano soliti scambiarsi un dono assai particolare. Si regalavano una scarsella, ossia una borsa di cuoio, piena di lenticchie con la speranza che le stesse, durante l’anno nuovo, si trasformassero in monete.
Rotonde e piatte, le lenticchie somigliano proprio a piccole monete ed è proprio per questo che i Romani le hanno elette come simbolo di prosperità e fortuna. Non a caso, all’epoca si pensava che più legumi si mangiavano e maggiore fosse la ricchezza che ci si poteva aspettare dal nuovo anno. Oggi, vale la pena ribadirlo onde evitare inutili sprechi alimentari, non serve prepararne in grandi quantità perché nessuno, specialmente la sera di Capodanno, si abbufferà esclusivamente di lenticchie.
Mano che tiene un granello di lenticchie
Cibo del lutto o portafortuna?
Oggi le lenticchie sono considerate da tutti un cibo portafortuna, ma non sempre hanno avuto questa buona nomea. Questo legume, uno dei primi a esser coltivati e commercializzati dall’uomo, è arrivato nel Mediterraneo grazie agli antichi Egizi, che già nel 500 a.C. viaggiavano verso l’Italia e la Grecia per rivenderlo. È proprio in questo periodo che i vari popoli iniziarono ad attribuirgli significati particolari.
Per gli Ebrei, ad esempio, sono il cibo del lutto. Questo perché, nel libro della Genesi, Esaù baratta un piatto di lenticchie con Giacobbe in cambio del titolo di Re degli Ebrei. Uno scambio sfavorevole e scellerato, che ha portato alla tradizione, ancora oggi osservata, di mangiare questo legume durante i periodi luttuosi.
Nell’Antica Roma, prima di arrivare ad attribuirgli un valore positivo, le lenticchie erano considerate simbolo di sventura. Nello specifico, si credeva che sognarle portasse sfortuna. Questa credenza è stata pian piano accantonata, o meglio superata dalla convinzione opposta. Da questo momento in poi, almeno per la nostra cultura, la lenticchia è sempre stata associata alla buona sorte.
Un rito scaramantico, un modo per esorcizzare la paura che da sempre l’uomo nutre nei confronti della "sfiga". Non a caso, le lenticchie vengono spesso cucinate insieme al maiale, altro cibo etichettato come portafortuna.

















