Se nel tuo cibo c'è il colorante rosso sì, stai proprio mangiando insetti
Il colorante alimentare rosso si estrae da alcuni tipi di cocciniglia, insetti appartenenti alla stessa famiglia delle coccinelle. Evitare l'ingestione, però, è possibile.

Un hamburger, una caramella e perfino una bibita: molti dei cibi e delle bevande di colore rosso ‘contengono’ insetti. Ovviamente, sotto forma di colorante alimentare, ma sempre di animaletti si tratta, quindi è bene esserne consapevoli e avere libertà di scelta. Tra l’altro, è facilissimo riconoscere ed evitare (o perché no, preferire) alimenti di questo tipo.
- Come si fa il colorante alimentare rosso?
- Occhio all'etichetta: ecco come si riconosce il colorante rosso
Come si fa il colorante alimentare rosso?
Da tempo, anche in Italia si parla di insetti commestibili e del loro utilizzo in cucina. Non a caso, l’Unione Europea li ha classificati come Novel Food, dando l’ok per la commercializzazione di alcuni prodotti tipo la farina di grillo. Eppure, in tutto il Belpaese, così come nel resto del mondo, determinate specie si consumano da tempo immemore. Ovviamente, non con l’aspetto che immaginiamo, ma in ‘incognito’. È il caso del colorante alimentare rosso, con sigla E120, che si ottiene dalla cocciniglia.
Utile per dare colore ad alimenti e bevande, ma anche a cosmetici e tessuti, questo additivo è un sale di alluminio dell’acido carminico che viene estratto soprattutto da due tipi di cocciniglie americane, dactylopius coccus e kermes vermilio, appartenenti alla stessa famiglia delle coccinelle. Nello specifico, per ottenere il celebre rosso carminio si utilizzano soltanto le femmine, specialmente quelle gravide che presentano un’alta concentrazione della molecola colorata.
Le cocciniglie sono allevate in piantagioni di fico d’India e, quando mature, vengono rimosse con una spatola, setacciate e messe ad essiccare. Successivamente vengono tritate fino a ottenere una polvere rossa che viene trattata con una soluzione alcolica calda, poi filtrata e, infine, lasciata nuovamente seccare. Considerate che, secondo le stime Fao, per produrre un chilogrammo di colorante occorrono circa 80/100 mila insetti.

Polvere di cocciniglia nel mortaio
Occhio all’etichetta: ecco come si riconosce il colorante rosso
Se non volete in nessun mondo mangiare gli insetti, dovete necessariamente imparare a leggere le etichette degli alimenti o delle bevande che mettete nel carrello. Mentre i Novel Food come la farina di grillo devono essere ben segnalati e posizionati in scomparti separati onde evitare di indurre in confusione i consumatori, per il colorante rosso non vige la stessa regola.
Ecco perché è fondamentale soffermarsi sugli ingredienti di ciò che si acquista, specialmente se sono prodotti di colore rosso come la carne, le caramelle, i salumi e lo yogurt. Se in etichetta leggete E120 significa che è stato utilizzato proprio il colorante che si estrae dagli insetti. Al contrario, se compare la dicitura E124 potete stare tranquilli perché si tratta di cocciniglia artificiale, ossia ottenuta in laboratorio.
È bene sottolineare che, rispetto a qualche anno fa, attualmente in commercio si trovano sempre meno prodotti che utilizzano il colorante in questione. Pensate che fino a qualche tempo fa, la cocciniglia era usata per tingere diverse bevande famose come: Campari, Aperol, Martini rosso, Sanbitter e Alchèrmes. Oggi quasi tutte le aziende hanno optato per sostanze sintetiche, come l’E124 o l’azorubina (E122) che si creano in laboratorio senza torturare gli insetti, ma vi consigliamo di dare sempre un’occhiata all’etichetta degli alimenti e delle bibite che acquistate.