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Se lo metti in tavola capovolto, manchi di rispetto a tutti: l'usanza legata al pane

In cucina e in tutte le altre circostanze in cui si maneggia il pane c'è una regola da rispettare: le pagnotte non vanno mai capovolte.

Baguette croccanti su piatto infarinato 123rf
Baguette croccanti su piatto infarinato

Se non siete mai stati sgridati per aver messo il pane capovolto a tavola, avete avuto un’infanzia felice. Ironia a parte, stiamo parlando di una tradizione molto radicata in Italia, ma anche in altre zone del mondo, dettata principalmente da due motivi, uno religioso e l’altro storico.

Perché non si deve capovolgere il pane?

Le nostre nonne lo sapevano bene e le nostre mamme hanno imparato in fretta la regola non scritta del pane capovolto. Noi, probabilmente, ce ne dimentichiamo spesso, specialmente se andiamo di fretta, mentre le nuove generazioni non sanno o non vogliono sapere il perché le pagnotte non vanno mai messe in tavola rovesciate, né tantomeno passate in questo modo. Eppure, i motivi legati a questa usanza sono assai particolari.

Il primo, sicuramente quello più diffuso in Italia, ha a che fare con la religione cristiana. Il pane è il "Corpo di Cristo" e come tale va rispettato. Questo significa che capovolgendo la pagnotta si commette un gesto irrispettoso nei confronti del Signore, tanto che per qualcuno equivale a una bestemmia.

Rovesciare il pane o porgerlo così a qualcun altro non si traduce solo come mancanza di rispetto nei confronti dell’Onnipotente, ma anche di disprezzo nei riguardi dei commensali. Poi, anche se ha poco a che fare con la fede, qualcuno sostiene che sia anche un gesto portatore di sfortuna.

Fragranti pagnotte di pane toscano 123rf

Fragranti pagnotte di pane

Il motivo storico

Se le nonne italiane, al solo vedere il pane capovolto, davano il via a una serie di rimproveri accompagnati da segni della croce e preghiere sussurrate, in altre zone del mondo la situazione era leggermente diversa. Parliamo sempre di un gesto mal visto, ma questa volta la motivazione è storica e non religiosa.

Tutto nasce in Francia, intorno al 1400, quando Carlo VII, grande sostenitore della pena di morte, diede il via a un massiccio reclutamento di boia. All’improvviso, persone comuni si ritrovarono a vestire i panni di assassini e, ovviamente, a essere odiati dai parigini. Cosa c’entrano le pagnotte in tutto ciò?

All’epoca, i panettieri dividevano il pane per ceto sociale: quello bianco era destinato alle personalità importanti e ai ricchi e, man mano che si scendeva di classe, la pagnotta diventava sempre più scura. Così c’era il pane del papa, quello dei cavalieri, dei preti, dello scudiero, dei crociati e via dicendo, fino ad arrivare al pane dei boia.

I fornai francesi, che come tutti i concittadini guardavano con disprezzo agli assassini, decisero di preparare per loro una pagnotta di bassissima qualità. Quando Carlo VII seppe di questo brutto scherzo, emanò un decreto che obbligava i panettieri ad accettare i boia come clienti e a trattare tutti allo stesso modo.

Messi spalle al muro, i fornai escogitarono un altro modo per "schifare" gli assassini: consegnargli il pane capovolto. Anche questo escamotage, però, venne intercettato dal re di Francia che prese la decisione di far lavorare i boia con un cappuccio in testa, così da renderli irriconoscibili a chiunque.

La situazione venne così risolta, ma il gesto del pane capovolto è ancora oggi molto sentito dai francesi, che lo interpretano come un segno di grande disistima.

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