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Cosa ci fa un cobra dentro un liquore? Storia e curiosità di una bevanda particolarissima

Il liquore con un cobra dentro è sicuramente tradizionale, ma le tecniche di produzione sono inaccettabili per un paese civile.

Bottiglia di Habushu, il liquore con il cobra 123rf
Bottiglia di Habushu, il liquore con il cobra

Se andate in Giappone, specialmente nella zona di Okinawa, e vi offrono un bicchiere di habushu ragionateci bene prima di accettare perché si tratta di un liquore con un cobra all’interno. Sì avete letto bene: nella bottiglia c’è proprio un rettile, intero, con la bocca spalancata. Gusti a parte, magari a qualcuno può anche piacere, la preparazione del distillato è da film horror.

Che cos’è l’habushu?

Sicuramente se parliamo di bevande giapponesi, la prima che viene in mente è il sakè. Eppure, in Giappone con questo termine si indicano le bibite alcoliche in generale, mentre quella derivante dalla fermentazione del riso che ormai beviamo anche in Italia si chiama nihonshu. Sottigliezze linguistiche a parte, vogliamo parlare di un’altra specialità del Sol Levante: l’habushu, conosciuto al di fuori dei confini nazionali come il liquore con il cobra.

Tipico della prefettura di Okinawa, è un distillato che si ottiene "affogando" al suo interno un serpente, solitamente un habu, una vipera velenosa endemica del territorio. La sua nascita è ancora oggi poco chiara, ma molte leggende collegano questo liquore a vecchie credenze terapeutiche. Secondo la tradizione, infatti, alcune parti del rettile servivano per curare malattie fisiche e mentali, per cui si pensava che immergendolo in una bevanda le sue proprietà curative aumentassero.

Questa diceria si è diffusa soprattutto per quel che riguarda le problematiche che coinvolgono la sfera sessuale, impotenza in primis, in quanto l’habu è capace di accoppiarsi per un periodo di 26 ore. Ancora oggi, il suo consumo viene collegato alla virilità, ma ci teniamo a sottolineare che non ci sono riferimenti scientifici in merito.

Per quanto riguarda gli ingredienti, cobra a parte, l’habushu si ottiene a partire dall’awamaori, un distillato a base di riso Indica di origine thailandese e del fungo koji nero fermentato.

Bottiglia di habushu con il serpente al suo interno 123rf

Bottiglia di habushu con il serpente al suo interno

Una produzione da film horror

Nella zona di Okinawa, il liquore con il cobra è sacro. È un simbolo culturale a cui i locali tengono molto e, nonostante non sia buono né tantomeno particolarmente profumato, sono pronti a berlo pur di potenziare la propria virilità. Non vi rinunciano neanche i produttori, che pur di preparare la bevanda rischiano la vita. L’habu, infatti, ha un morso mortale e il suo veleno è altamente tossico.

Pur volendo rispettare le tradizioni altrui, però, non possiamo fare a meno di parlare delle terribili tecniche di produzione dell’habushu. Partendo sempre da una base di awamaori, bisogna immergere il rettile vivo nella bottiglia e chiuderlo al suo interno, non prima di aver legato un filo alla sua bocca per tenergli le fauci ben spalancate e le zanne in bella vista. Forse è anche inutile sottolinearlo, ma lo facciamo ugualmente: il serpente muore per annegamento, tra atroci sofferenze.

Pensate che questo è il metodo più delicato e meno gettonato. Molto produttori, infatti, preferiscono un’altra tecnica, ancora più spietata, che a detta loro consente di ridurre l’odore particolarmente pungente del liquore. L’habu viene prima immerso nel ghiaccio, così da fargli perdere i sensi, poi viene sventrato e ricucito. Tutto questo mentre è ancora vivo. Quando rinviene, muore velocemente tra sofferenze inimmaginabili.

A prescindere dalla tecnica che si sceglie, dopo l’immersione del serpente nell’awamaori, la bevanda viene lasciata macerare per un periodo di tempo variabile, che può andare da alcuni mesi a diversi anni. Durante questo ‘riposo’, l’habu rilascia nel liquido alcune delle sue sostanze, tra cui enzimi e amminoacidi, che danno al distillato un particolare sapore amaro, speziato ed erboso e un aroma pungente, che forse è quasi impossibile definire piacevole.

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