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La cucina Italiana è patrimonio UNESCO: sapori, odori e tradizioni brillano nel mondo

La cucina italiana diventa patrimonio UNESCO e conferma la sua forza culturale, unendo memoria, creatività e un amore che non conosce confini

La cucina Italiana è patrimonio UNESCO: sapori, odori e tradizioni brillano nel mondo 123rf

Un riconoscimento sognato, atteso, costruito passo dopo passo, oggi è realtà: la cucina italiana entra ufficialmente tra i patrimoni UNESCO, accompagnata da un’emozione collettiva che attraversa il Paese come un profumo che apre le porte dei ricordi. È un primato storico: si tratta infatti prima cucina al mondo a essere riconosciuta nel complesso e a essere inserita tra i patrimoni immateriali.

Quello ottenuto è un traguardo che porta con sé la forza di una tradizione viva, fatta di gesti quotidiani, di ricette tramandate senza clamore, di tavole che uniscono e raccontano la nostra storia meglio di qualsiasi discorso. La notizia risuona come un invito a tornare alle origini senza smettere di guardare avanti, perché l’UNESCO non premia solo i piatti iconici, ma la cultura che li sostiene, il legame profondo tra persone e territori, la capacità di trasformare ingredienti semplici in un linguaggio condiviso. In questo riconoscimento c’è il valore umano della nostra cucina, la sua identità luminosa, la sua vocazione a essere casa, sempre e in qualsiasi condizione.

L’ufficialità dell’UNESCO

La proclamazione è stata confermata durante la sessione dedicata al Patrimonio Culturale Immateriale. L’Unesco ha riconosciuto la cucina italiana per mezzo della dichiarazione da del suo Comitato intergovernativo, che si è riunito a New Delhi, in India. Le motivazioni sono molteplici: la nostra cucina ha brillato per via del suo essere una «miscela culturale e sociale di tradizioni culinarie» e al contempo anche un modo per «esprimere amore e riscoprire le proprie radici culturali».

Pizza italiana 123rf

La notizia è stata annunciata dalla premier Giorgia Meloni. Come spiega benissimo la documentazione presentata per la candidatura, la cucina italiana è d’altronde una pratica quotidiana che comprende conoscenze, rituali e gesti che hanno dato vita a un uso creativo e artigianale dei materiali, Con la sua "presenza" ha contribuito a creare un’identità socio-culturale condivisa e allo stesso tempo cronologicamente e geograficamente variegata.

Com’è nata l’idea della candidatura?

L’idea di candidare la cucina italiana a patrimonio UNESCO è maturata lentamente, spinta dal desiderio di proteggere una ricchezza che va oltre i classici (ma buonissimi) piatti tipici. Una ricchezza che si muove, prende forma e si evolve insieme al modo stesso in cui il Paese vive il cibo, strettamente, con passione.

A dirla tutta, le accademie gastronomiche, gli studiosi e diverse associazioni culturali hanno iniziato da tempo a evidenziare come il valore della tradizione culinaria italiana risieda nei rituali quotidiani, nei gesti tramandati nelle famiglie, nella relazione profonda con i territori e nella straordinaria capacità di trasformare ingredienti semplici in cultura condivisa.

Pasta alla carbonara 123rf

La traduzione di questa consapevolezza in un progetto formale, messo a punto dal Ministero della Cultura e quello dell’Agricoltura, è stata una naturale conseguenza. Si è messo in piedi un dossier capace di raccontare non una somma di specialità regionali, ma un sistema culturale vivo e stratificato. Lo studio si è arricchito grazie al contributo di comunità locali, produttori, cuochi, ricercatori e scuole di cucina, tutti coinvolti nel definire un racconto unitario in cui la cucina italiana emerge come rito sociale, identità collettiva e memoria condivisa.

Il primo sì

Il percorso ha conosciuto un momento decisivo con il primo sì degli organismi consultivi dell’UNESCO, una valutazione preliminare che ha confermato la solidità della candidatura e ha acceso nel Paese un entusiasmo crescente. Quel passaggio ha rappresentato la prima vera porta che si apriva verso il riconoscimento finale, dimostrando che il dossier italiano era riuscito a trasmettere il valore di una cultura gastronomica che non si conserva nei musei, ma vive ogni giorno nelle case, nelle piazze, nelle feste, nelle cucine professionali e in quelle domestiche.

Da quel primo via libera il percorso si è trasformato in un movimento unitario: regioni, associazioni e realtà territoriali hanno intensificato il loro contributo, raccontando la storia di una tradizione che si evolve senza perdere autenticità. Il cammino verso l’UNESCO è diventato così un atto di riconoscimento reciproco, un modo per guardare alla propria identità attraverso gli occhi del mondo e per rivendicare, con orgoglio, che la cucina italiana è un patrimonio non solo gastronomico ma culturale, sociale e umano.

Perché la cucina italiana è così amata?

La cucina italiana è amata perché parla una lingua semplice e allo stesso tempo profondissima, capace di evocare emozioni attraverso ingredienti che diventano simboli di appartenenza. Ogni ricetta custodisce una storia, ogni tavola imbandita è un ponte tra generazioni, ogni gesto ripetuto a memoria racconta un legame invisibile con il territorio.

È una cucina che non esclude, che accoglie, che si lascia interpretare senza perdere autenticità, mantenendo quel filo che unisce passato e presente. Il suo segreto sta nella capacità di essere al tempo stesso quotidiana e straordinaria, domestica e internazionale, radicata e innovativa.

Il mondo la celebra perché riconosce in essa un equilibrio raro tra tradizione e creatività, tra rigore e spontaneità. Le classifiche globali lo confermano da anni, con piazzamenti costanti ai vertici delle cucine più apprezzate, dalle recentissime rilevazioni di Taste Atlas (che ha premiato anche alcune regioni e alcune specifiche città) ai premi internazionali dedicati ai ristoranti e ai cuochi.

Quel successo non nasce da un mito costruito, ma dalla forza reale dei sapori, dalla varietà dei territori, dalla biodiversità che rende ogni regione un universo gastronomico a sé e, allo stesso tempo, parte di una stessa identità. È un amore che cresce a ogni assaggio, che si rinnova quando un piatto italiano viene reinterpretato all’estero senza perdere la sua anima, che continua a brillare oggi più che mai, ora che il riconoscimento UNESCO celebra ufficialmente ciò che nel cuore delle persone era già patrimonio da tempo.

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