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Carne scaduta e "processo putrefattivo" in corso: dov'è finito questo prodotto così pericoloso?

La carne scaduta di cui ha parlato Report in un'inchiesta da pelle d'oca è stata venduta sia alla grande distribuzione che a ristoranti e hamburgerie

Carne di manzo cruda conservata in frigorifero industriale 123rf
Carne di manzo cruda conservata in frigorifero industriale

Un’inchiesta da pelle d’oca, quella condotta dalla giornalista Giulia Innocenzi per Report sulla vendita della carne scaduta, per essere precisi con "processo putrefattivo" già in corso. Nell’occhio del ciclone è finita una rinomata azienda italiana che, come si legge sul suo sito, commercializza solo carni di "alti standard qualitativi".

L’inchiesta di Report sulla carne scaduta

Si intitola "Non si butta via niente" l’inchiesta che Giulia Innocenzi ha condotto per Report, programma di Rai3 condotto da Sigfrido Ranucci, ed è proprio il caso di dire che mai titolo fu più azzeccato. La giornalista, che con il documentario Food for Profit ha già mostrato il lato oscuro dell’industria della carne, tra lobby e potere politico, ha acceso i riflettori su una rinomata realtà italiana, in attività dal lontano 1950, che, stando alle immagini andate in onda, lavora alimenti scaduti da anni.

L’azienda in questione, leader nella produzione della carne, è la Bervini, situata a Reggio Emilia. Innocenzi, appoggiandosi a un operaio che ha lavorato in incognito all’interno dello stabilimento di Pietole, in provincia di Mantova, riprendendo tutto con una telecamera nascosta, ha mostrato una realtà a dir poco agghiacciante.

Carne scaduta nel 2022 e nel 2023, proveniente da diversi Paesi come Uruguay, Nuova Zelanda, Ungheria, Ucraina e Romania, che viene scongelata in vasconi, prima nell’acqua fredda e poi in quella calda. Subito dopo, viene privata delle parti scure, visibilmente marroni, e poi ricongelata con una nuova data di scadenza o immessa subito sul mercato.

Macellaio lavora carne scura 123rf

Macellaio lavora carne scura

Il parere degli esperti

A far da contorno a questa lavorazione più che discutibile, tavoli coperti di acqua e sangue, pavimenti sporchi e armadietti dei dipendenti infestati da scarafaggi. Insomma, non è soltanto la carne scaduta a lasciare sconcertati, ma anche le basilari norme igieniche che dovrebbero essere rispettate in tutti gli esercizi in cui si manipolano gli alimenti.

Il dottor Nicola Decaro, direttore del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Bari, interpellato dalla stessa Innocenzi, ha sottolineato che il modus operandi della Bervini è molto pericoloso per la salute dei consumatori. Quando la carne si presenta con uno strato superficiale marrone significa che "c’è stata una proliferazione incontrollata di batteri che hanno causato l’inizio del processo putrefattivo".

Ma, non è tutto. Decaro ha chiarito che il congelamento (tralasciando la pratica messa in atto dall’azienda, ossia scongelamento in acqua prima fredda e poi calda) blocca la crescita microbica, ma non uccide i batteri. In altre parole, "i batteri già presenti in questa carne restano comunque vivi e vitali". Come se non bastasse, alcuni di questi agenti patogeni "hanno un’ottima temperatura di replicazione che oscilla tra i 36 e i 39 °C, quindi il contatto con l’acqua calda facilita la proliferazione batterica".

Per intenderci, parliamo di patogeni che causano infezioni come salmonella e listeria, che possono avere effetti anche molto gravi sulla nostra salute.

La replica di Bervini

Dopo la messa in onda del servizio di Report, la Bervini ha emanato un comunicato stampa in cui si dichiara innocente. L’azienda, che vanta un fatturato di 200 milioni di euro l’anno, ha respinto categoricamente ogni illecito e ha difeso la legalità del proprio lavoro, sostenendo che la carne commercializzata non ha mai, "in alcun caso", raggiunto la data di scadenza e tantomeno l’ha superata.

Si legge: "La ditta Bervini ha sempre applicato puntualmente le leggi comunitarie, nazionali e le disposizioni ministeriali. Le normative e le disposizioni ministeriali consentono di procedere al congelamento delle carni fresche refrigerate, confezionate sottovuoto, prima che venga raggiunta la data di scadenza assegnata dal produttore. Tale operazione non cambia lo status della carne fresca che passa da ‘carne fresca refrigerata’ a ‘carne fresca congelata’. Le operazioni vengono svolte secondo procedure rigidamente controllate, che garantiscono la piena salubrità del prodotto".

In un chiarimento successivo, Bervini ci ha tenuto a sottolineare che la carne mostrata nei video di Report non è destinata al consumo umano, ma a quello animale. Secondo Il Fatto Alimentare, però, lo stabilimento aziendale di Pietole non è abilitato per la lavorazione del pet food. Ma anche se lo fosse, come sottolineato dallo stesso Ranucci, la carne non andrebbe comunque lavorata in quel modo. In attesa che l’Ats Valpadana, prontamente informata da Report, compia le dovute indagini, una domanda sorge spontanea: dove si vende la carne lavorata nell’azienda dell’Emilia Romagna?

Dove si vende la carne Bervini?

Stando a quanto riferisce l’operaio alla Innocenzi, una parte della carne è quella che scade alla stessa Bervini, mentre l’altra viene acquistata già scaduta ma come alimento da distruggere. In realtà, viene lavorato e rimesso in vendita. Ma di che tipo di commercio parliamo? Sia grande distribuzione che "ristoranti a Milano".

A detta di un lavoratore di Bervini, quando usi i coloranti ed elimini la parte andata a male, la ‘ciccia’ cambia sapore: "La gente la mangia pure volentieri e la paga 70 euro a bistecca". Si parla di tagli pregiati, "di un certo costo", come fettine, entrecôte e filetti. Ovviamente, assicurano gli addetti ai lavori, "tolta la parte marrone nessuno si accorge che è scaduta".

Oltre all’alimento pregiato c’è anche la "carnetta", ossia di bassa qualità, che viene venduta alla grande distribuzione. Al momento, l’Ats Valpadana, a causa di un malfunzionamento informatico addetto dalla Bervini, non è riuscita a rintracciare il posizionamento dei relativi lotti.

Un altro meccanismo è ancora più sconvolgente: che fine fanno gli scarti? Le parti marroni, scure e puzzolenti che gli operai tolgono dalla carne scaduta non viene smaltita come dovrebbe, ma lavorata ancora una volta e trasformata in macinato. Il tutto finisce nelle hamburgerie.

Nel frattempo, Ats Valpadana ha sequestrato le celle di congelamento con all’interno 180 tonnellate di carne, ha bloccato il tunnel di congelamento e ha sospeso il riconoscimento per la parte sezionamento dell’impianto. Nel momento in cui dovesse esserci ancora qualche lotto in giro per l’Italia, si provvederà a un richiamo alimentare e al relativo ritiro dal mercato.

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