Non tutto il pistacchio è davvero di Bronte ed è così che puoi capire se è contraffatto
Purtroppo anche il nostro pistacchio di Bronte è vittima di imitazioni: ecco come riconoscere un prodotto contraffatto e non farsi fregare.

Negli ultimi tempi, il pistacchio ha invaso in modo massiccio il settore del food. Si trova ovunque, sia nei dolci che nei salati, e spesso viene sponsorizzato come pistacchio di Bronte ma non lo è. Questa prelibatezza made in Italy è diventata famosa in tutto il globo e purtroppo è facile ritrovarsi ad acquistare un ‘falso’ che di siciliano non ha nulla. Vediamo come capire se un prodotto è contraffatto e perché la contraffazione è così frequente.
Perché il pistacchio di Bronte viene contraffatto?
Il pistacchio non è solo il trend del 2025. Possiamo tranquillamente ammettere che ormai da qualche anno sta vivendo una specie di seconda vita, come se le persone lo avessero scoperto soltanto adesso. Dagli chef ai semplici appassionati di cucina, viene utilizzato in ogni tipo di ricetta, dolce o salata che sia. Il riscontro più che entusiasta dei consumatori non ha fatto altro che far aumentare in modo vertiginoso la richiesta dell’oro verde, compresa la nostra ottima varietà di Bronte. Ed è qui che sorge un grave problema: è facile rischiare di acquistare un prodotto contraffatto.
Rispetto al pistacchio classico, quello di Bronte ha un sapore completamente diverso, dato soprattutto dalla terra lavica e del microclima della Sicilia. Ma le differenze non finiscono qui. Ha una forma allungata, non rotonda, la pellicina della buccia tendente al violaceo con riflessi verde chiaro e un interno verde smeraldo che è impossibile confondere.
Il valore dell’oro verde siciliano, però, è dato anche dalla coltivazione e dalla produzione limitata. Parliamo, infatti, di un frutto che si coltiva solo nei terreni di Bronte e nei piccoli comuni di Adrano e Biancavilla, soltanto nelle zone pedemontane tra i 400 e i 900 metri di altitudine, per un totale di campi coltivati di 3.000 ettari. Come se non bastasse, la raccolta, esclusivamente manuale, avviene ogni due anni.
Anche se queste peculiarità sono difficili da replicare, il pistacchio made in Sicilia viene spesso contraffatto. Il motivo è presto detto: la dicitura Bronte è sinonimo di estrema qualità e gusto unico, per cui basta scriverlo in etichetta per ottenere riscontri positivi.

Rinomati pistacchi verdi di Bronte
Come capire se il pistacchio di Bronte è falso
A causa della legge italiana, che consente di bollare un prodotto come made in Italy anche quando solo l’ultimo passaggio della produzione avviene nel Belpaese, in commercio esistono centinaia di prodotti che si spacciano per pistacchio di Bronte o che dichiarano di averlo tra gli ingredienti pur non avendo nulla delle caratteristiche di cui abbiamo parlato sopra. Può accadere, ad esempio, che produttori americani, turchi o siriani abbiano gli impianti di lavorazione e confezionamento nell’area del nostro pistacchio siciliano.
Questo significa che portano i loro pistacchi, che magari sono anche di ottima qualità, negli stabilimenti di Bronte e poi li etichettano come tali. Nonostante ciò, si può comunque evitare di acquistare un prodotto contraffatto. Come? Basta leggere attentamente l’etichetta e mettere nel carrello solo ed esclusivamente le confezioni che recano la dicitura "Pistacchio Verde di Bronte DOP". Solo in questo modo vi assicurate di acquistare frutti che vengono coltivati in modo tradizionale nei 3.000 ettari di campi siciliani.
Quando leggete scritte generiche come "pistacchio di Bronte" o "pistacchi siciliani" diffidate. Oltre all’etichetta, fate attenzione anche al prezzo, che deve aggirarsi almeno tra i 40 e i 50 euro al chilo. Se inferiore, sicuramente non è il vero frutto siciliano.