I motivi dietro ogni piatto che mangiamo per l'Immacolata (e quali dovresti assaggiare)
In tutta Italia, nel giorno dell'Immacolata ci sono alcuni cibi che è d'obbligo portare in tavola: la carne, però, è onnipresente.
Come vuole la tradizione, l’8 dicembre inizia ufficialmente il periodo più magico dell’anno, il Natale. Tra gli addobbi, i regali, le musiche e i film, grande attenzione viene riservata pure ai cibi che si portano in tavola. Nel giorno dell’Immacolata, anche se le ricette possono variare in base alla regione, ci sono dei piatti che non possono assolutamente mancare.
Immacolata: dopo il digiuno l’abbondanza
Che sia per fede o per tradizione, l’Immacolata è per gli italiani un appuntamento irrinunciabile. È il giorno in cui si dà ufficialmente il via al periodo natalizio e, tra infiniti "Grazie, auguri anche a te e famiglia", iniziano i primi banchetti con familiari e amici. Non a caso, l’8 dicembre è d’obbligo portare in tavola i piatti delle feste, quelli che, per un motivo o per l’altro, sono legati a questa ricorrenza.
In ogni regione d’Italia ci sono ‘regole’ culinarie ben precise, ma una è valida per tutti. Storicamente, il 7 dicembre era un giorno di digiuno e astinenza dalle carni, quindi "di magro", tradizione che è rimasta intatta per la Vigilia di Natale. Di conseguenza, si portavano in tavola pietanze più leggere, almeno all’apparenza.
L’8 dicembre, invece, non iniziavano soltanto le festività natalizie, ma anche il periodo dell’abbondanza. Oggi, anche se il digiuno del 7 non viene più rispettato, è d’obbligo cucinare piatti ricchi, per lo più a base di carne. Tuttavia, non mancano le tradizioni legate al pesce.
C’è anche un altro dettaglio che tutti rispettano, anche se oggi non è più ‘necessario’. Un tempo, i banchetti ricchi, quindi composti da più portate, erano appannaggio dei giorni di festa e invogliavano le persone a trascorrere più tempo attorno alla tavola. Ai tempi nostri i menù sono abbondanti quotidianamente, per cui tanta varietà culinaria è superflua, ma è rimasta comunque l’usanza di cucinare almeno quattro cibi diversi: antipasto, primo, secondo e dolce.
Quali sono i cibi dell’Immacolata?
I cibi dell’Immacolata, come già sottolineato, variano da regione a regione. Alcune usanze culinarie accomunano più zone d’Italia, mentre altre sono tipiche soltanto di determinate località. La maggior parte delle ricette, dagli antipasti al secondo, sono a base di carne (il pesce è diffuso soprattutto al Sud), mentre tra i dolci, inutile a dirlo, i must have sono panettone, pandoro e torrone.
Gli antipasti vedono come grandi protagonisti salumi e formaggi, spesso serviti con i fritti. Tra i primi piatti più diffusi, seppur con ripieni e condimenti regionali diversi, ci sono: gli agnolotti, i tortellini e le lasagne. Ovviamente, possono esserci anche altre prelibatezze, come i bigoli in salsa tipici del Veneto, gli strangozzi alla norcina dell’Umbria o i ravioli cjarsons del Friuli Venezia Giulia.
Anche per i secondi piatti trionfa la carne: si va dall’arista di maiale al latte della Toscana alla carbonada (spezzatino di manzo) della Valle d’Aosta, passando per il baccalà alla vicentina del Veneto o a quello alla lucana con peperoni cruschi della Basilicata, la cassoeula della Lombardia e la bagna càuda del Piemonte. E ancora: i fegatini di Toscana, Marche e Umbria, i carciofi alla romana del Lazio e lo sfincione della Sicilia.
Per quanto riguarda i dolci, tralasciando quelli classici già citati che accomunano tutto lo Stivale, ci sono altre prelibatezze tipiche solo di alcune zone. Si va dalle zeppole dell’Immacolata e gli struffoli, entrambi della Campania, al pangiallo del Lazio, passando per le chinulille e i cuddrurieddri della Calabria, le cartellate della Puglia e le sebadas della Sardegna.