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Festa di Sulde'

Benvenuti alla Festa di Suldè!
 Da oltre 90 anni la domenica dopo Ferragosto Civorio fe­steggia i suoi soldati. La festa fu infatti ideata nel lontano 1919 e dedicata a Sant’Anto­nio da Padova da parte di tutti i soldati civoriesi che avevano combattuto vittoriosamente nella guerra mondiale del’15-18. In particolare l’iniziativa dei festeggiamenti religiosi e civili fu di Pietro Vignali di Pian della Vigna, poiché tutti e 9 i suoi figli erano tornati indenni dalla guerra. L’iniziativa di Pietro fu poi sostenuta da Attilio Venzi di Frascona­glia, detto Tiglion, da Domenico Ermorra del Picchio, contadino del prete, insieme a tutti i parrocchiani. I festeggiamenti avevano inizio già dal sabato sera e proseguivano la domenica con le funzioni religiose del mattino, celebrate da Don Domenico Tassinari, parro­co di Civorio per circa 40 anni, le cui spoglie si trovano nel locale cimitero.
 A mezzogiorno tutti i parrocchiani pranzavano in una baracca di legno coperta con frasche, costruita appo­sitamente per la festa nel piazzale del Castello della Rocca, dove si trovava la canonica. I soldati civoriesi marciavano al suono della Banda di Civitella dalla ca­nonica alla baracca per poi prendere posto a tavola. Una maestosa bandiera tricolore sventolava alle note dell’Inno del Piave.
 Naturalmente il pranzo era preparato dalle donne del posto. Gli anziani di Civorio ricordano ancora le squisite tagliatelle fatte a mano, gli arrosti di animali nostrani, il fragrante pane cotto nei forni di casa e il buon vino. Nel pomeriggio seguiva poi una funzione religiosa con processione dalla chiesa, situata nel centro del paese, fino al locale Castello. La festa era rallegrata dagli spari coi mortaletti: si consu­mava circa mezzo quinta­le di polvere da sparo.
 Ma l’attrazione vera e propria consisteva nel lancio di un enorme pal­lone gonfiabile, di quasi 2 metri di diametro, co­struito da “Silvino” di Pe­trella, contenente un biglietto della festa, che andava ad approdare nei paesi vicini. Anche in quei tempi in occasione della festa giungevano a Civorio le banca­relle di caramelle, lupini, ceci, carruba, cocomeri, vino della “Pina” di Cigno, della “Nebbiona” di Ranchio, della “Caterina” di Galeata, di “Zvanin” di Linaro, e di un signore di Civitella di cui non si ricorda più il nome.
 Una caramella piperita costava circa un soldo; un quartino di vino che vendevano Giovanni Vignali e Giuseppe Fabbri veniva pagato circa undici soldi. I pro­dotti erano esposti nel piazzale antistante la chiesa, sopra un fondo di paglia. La Banda civitellese, com­posta da una ventina di musicisti, arrivava a Civorio già al sabato sera e pernottava presso le abitazioni dei civoriesi. Il paese contava allora circa 61 famiglie. I pa­esani, il lunedì dopo la festa, riordinavano e smonta­vano la baracca di legno. Tiglion, il cassiere della festa, ritirava le somme dei conti e le offerte che avanzava­no venivano utilizzate per la festa dell’anno dopo. Con l’avvento della seconda guerra mondiale ai soldati del ’15-18 si sono aggregati i reduci civoriesi.
 La tradizione è continuata negli anni a venire caratte­rizzando la “FESTA DEI SOLDATI” come un momento di ritrovo dei reduci, dei loro famigliari ed amici che per l’occasione ritornano al paese d’origine. Da alcuni anni la Pro Loco si impegna a mantenere viva la tra­dizione, onorando il merito dei reduci durante due giornate di divertimento ed allegria.

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