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Mercatino Enogastronomico della Certosa

Dalle 9 alle 18
Corte dei Cistercensi, Morimondo (MI)
In caso di maltempo, la manifestazione verrà annullata
 
Ultima domenica di Febbraio in trasferta per il MEC – Mercatino Enogastronomico della Certosa che per chiudere con gusto il mese farà tappa a Morimondo, borgo del circuito dei Borghi Più Belli d’Italia e sede dalla magnifica chiesa abbaziale dei monaci cistercensi. Appuntamento dunque sulla Strada delle Abbazie per il farmers’ market di produttori dell’Oltrepò, della Lomellina, del Pavese di aree limitrofe ad alta concentrazione di eccellenze enogastronomiche quali, ad esempio, il Monferrato.
Nella vetrina del MEC filiera corta e garantita  che dà la possibilità ai consumatori di degustare ed acquistare il meglio della food valley pavese.
Un ricchissimo catalogo di tipicità ed eccellenze: specialità casearie di latte vaccino e per quanti tengono d’occhio il tasso di colesterolo, anche di pecora e capra; Varzi DOP (prodotto con l’utilizzo del filetto che è la parte più pregiata del maiale) e  salame d’oca di Mortara IGP, pregiata produzione  lomellina insieme i prosciutti ed il paté di fegato d’oca; vino dei Colli d’Oltrepò e del vicino Monferrato; miele e offelle. E per il reparto freschi zucca, cipolla, aglio… e zafferano a chilometro zero di Mornico Losana. Tra le presenze di domenica anche il Consorzio Produttori Agricoli del Parco del Ticino:  una realtà, questa, composta da aziende a conduzione famigliare consorziate e selezionate,  che producono vino, miele, ortaggi,frutta, latte e derivati, salumi cereali lavorati e grezzi quali riso, mais, orzo e che curano l’alimentazione del proprio bestiame con le materie prime prodotte in azienda nel pieno e totale rispetto dell’ambiente e della biodiversità. Elementi, quelli della sostenibilità e della biodiversità, che accomunano tutti i produttori. Infine, come ospite extraregionale, in diretta dalla Puglia, l’ olio extra vergine d’oliva dal cuore del Mediterraneo.
 
Storia (l’abbazia è stata fondata nel 1134 da 12 monaci provenienti dalla Borgogna francese), natura e mangiar sano in quest’ oasi a una trentina di chilometri da Milano per una domenica alla scoperta di un territorio ricco di sorprese. Nella giornata di domenica sarà altresì possibile visitare (ore 15-17:30) presso il Chiostro dell'Abbazia la mostra "Storia e cultura dei popoli del Mozambico attraverso l'arte": una collezione di opere in ebano e avorio, quadri su stoffe, paglia e batik, ma anche giocattoli e suppellettili, monete, francobolli e conchiglie. A rassegna conclusa, le opere saranno messe in vendita per finanziare i progetti di Suor Dalmazia Colombo, missionaria della Consolata in Mozambico.
 
In caso di maltempo la manifestazione verrà annullata.
 
L'Abbazia di Morimondo fu fondata nel 1134 dai cistercensi provenienti dal monastero francese di Morimond, i quali, trapiantati in Lombardia, conservarono il nome della loro abbazia madre (da "mora", parola della bassa latinità = palude). La basilica, sorta in periodo successivo alla costruzione del monastero (dal 1182), è oggi il monumento di maggior importanza di Morimondo. Rispecchia il disegno delle chiese cistercensi voluto da S. Bernardo: grandiose e solenni in contrasto con l'austerità e la povertà della vita dei monaci, cui è attribuito il merito di aver intrapreso l'opera di bonifica e valorizzazione agricola del territorio. L'esterno in mattoni è in stile gotico francese con elementi
romanico-lombardi. La facciata presenta un taglio a capanna; il portale è preceduto da un pronao (porticato posto davanti alla chiesa) aggiunto nel 1736. Un rosone centrale, bifore, aperture cieche e altre a cielo aperto definiscono la parte superiore, coronata da una fila di archetti che continuano sui fianchi. L'interno di forma basilicale, a 3 navate su pilastri con volte a crociera, con transetto e abside rettangolare.Opere: entrando a destra si nota una magnifica acquasantiera trecentesca con rosoni e teste fantastiche. Degno di nota il coro, commissionato dai monaci di Settimo Fiorentino, stabilitisi a Morimondo nel 1490, all'intagliatore abbiatense Francesco Giramo, che lo concluse nel 1522.

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