Sempre più lontani nel tempo: i dolci natalizi (italiani) che stanno scomparendo
Dal biscione al nadalin, passando per le ficazzelle: i dolci natalizi italiani che stanno scomparendo sono diversi.
Non solo panettoni e pandori, a Natale in ogni regione d’Italia ci sono dolci tipici che affondano le radici in un passato semplice, completamente diverso dai tempi che stiamo vivendo. Ricette che sono state tramandate di generazione in generazione, ma che stanno pian piano scomparendo.
Perché i dolci di Natale che stanno scomparendo?
Viviamo in un’epoca assai particolare, in cui la lentezza sembra non essere concessa. A farne le spese non è soltanto la nostra salute mentale, con naturali ripercussioni sul benessere fisico, ma anche alcune tradizioni, dolci di Natale compresi. Parliamo di preparazioni lunghe, che non richiedono solo un pizzico di abilità, ma anche pazienza e capacità di attesa.
Ed è proprio a causa della frenesia quotidiana che molte di queste prelibatezze stanno scomparendo. Mentre i panettoni, pure quelli più strani, possono tranquillamente essere acquistati in pasticceria, nei forni o nei supermercati, quasi tutti i dolci natalizi della nostra bella Italia sono tipicità regionali, per cui il commercio, se esistente, interessa solo la zona d’origine.
Quanti hanno voglia di mettere le mani in pasta e attendere una o più lievitazioni per portare in tavola un dolce di Natale? Oggi pochi, figuriamoci cosa accadrà in futuro. La corsa ai regali, la scelta del menù, la sessione di shopping per l’outfit perfetto e chi più ne ha ne metta, il risultato è sempre lo stesso: il tempo per la cucina scarseggia.
Così, se non ci sarà un’inversione di marcia, le preparazioni natalizie più antiche finiranno pian piano nel dimenticatoio. La sfida, soprattutto per coloro che non vogliono arrendersi alla perdita delle tradizioni, è provare a resistere, dimostrando che un dolce non è soltanto qualcosa di buono da mangiare, ma anche un pezzo di storia che racconta usi e costumi, un modo per tornare a respirare l’aria del passato.
I dolci natalizi che stanno scomparendo
Da Nord a Sud, passando per il Centro: in Italia ci sono davvero tanti dolci natalizi tipici. Non tutti, fortunatamente, stanno scomparendo, ma ce ne sono alcuni che difficilmente continueranno a essere portati in tavola. Pensiamo, ad esempio, al biscione dell’Emilia Romagna. Un impasto a base di mandorle, zucchero e uova, a forma di biscia arrotolata su se stessa. Dopo la cottura, viene cosparso di gelatina di albicocca e ricoperto con abbondante meringa.
Un tempo, il dolce di Natale a forma di serpente era tipico in quasi tutta Italia, seppur con varianti regionali. Oggi, invece, si trova soprattutto nella zona di Reggio Emilia e in Umbria, dove si chiama torciglione, attorta o rocciata. Le ricette, neanche a dirlo, sono differenti. La rocciata, ad esempio, è composta da una pasta sfoglia ripiena di mele cotte nel vino, fichi, marmellata, uva sultanina, pinoli, mandorle, cannella, vaniglia, noci, cacao e limone.
Cambiando dolce, in Campania sta pian piano scomparendo la pizza figliata che, nonostante il nome, non è salata. A forma di spirale, ha un impasto di farina, uova, olio d’oliva, zucchero e vino bianco, ed è farcita con miele, noci tritate, uvetta, zucchero, cacao e aromi vari.
Anche se il tempo passa inesorabilmente, la frutta secca, le spezie e il miele restano i protagonisti indiscussi delle preparazioni delle festività di dicembre. In alcune zone delle Marche si continua a preparare il frustingo, a base di fichi secchi e noci, mentre è pressoché scomparso il bostrengo, fatto con riso, pane raffermo, frutta secca e spezie.
In Puglia, invece, sopravvivono le cartellate, ossia delle sfoglie di pasta fritta immerse nel vino cotto, mentre sono quasi del tutto sparite le ficazzelle, dolcetti fritti con ripieno di fichi secchi, mandorle e spezie.
Spostandoci in Toscana, i cavallucci, ossia biscotti con anice, noci e canditi, sono ormai introvabili, e in Veneto fa fatica a resistere il nadalin, un dolce a forma di stella simile al pandoro ma con una consistenza più compatta. Stesso destino per il pangiallo romano, a base di frutta secca, miele e cioccolato.