Sai da chi sono state create (e perché) le patatine in busta?

Le patatine in busta sono nate per errore, o meglio con lo scopo di fare un dispetto a un cliente insoddisfatto: questa storia è a dir poco esilarante.

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Croccanti patatine in busta

Secondo le stime, nel 2025 il mercato delle patatine fritte vale 56.23 miliardi di dollari. Che siano fritte o al forno, semplici o aromatizzate, in busta, in confezioni formato famiglia o sfuse, non fa differenza: tutti le amano. Ma, vi siete mai chiesti da chi sono state create? Vi anticipiamo solo che le chips sottili e croccanti che siamo abituati a mangiare oggi sono nate "per dispetto".

Chi ha creato le patatine in busta?

Se c’è un mercato in continua crescita è quello delle patatine fritte. Le stime parlano di un comparto che attualmente vale 56.23 miliardi di dollari, cifra che entro il 2030 arriverà a 76.82 miliardi di dollari. A essere onesti, questi numeri non stupiscono più di tanto e i motivi sono diversi. Innanzitutto, sono buone, buonissime, una tira l’altra (il merito è dell’odiato bliss point, ma questo è un altro discorso).

Poi, è un prodotto super accessibile, che tutti possono permettersi, e declinato in tante varianti: fritte o al forno, già cotte o da cuocere, monodose o formato famiglia, semplici o aromatizzate e via dicendo. Parlando di quelle in busta, è necessario evidenziare un altro grande pregio: sono pronte all’uso, o meglio al consumo. Bisogna solo perdere un secondo di tempo per aprire la confezione. Insomma, con i pro delle chips potremmo andare avanti all’infinito, ma vi siete mai chieste chi le ha create?

Il merito della nascita delle patatine in busta è da attribuire a George Crum, un cuoco del ristorante Lake House di Saratoga Springs, New York. Era il 1853 quando lo chef, infuriato dall’atteggiamento di un cliente, pensò di giocargli un brutto scherzo. Probabilmente, non avrebbe mai pensato di portare in tavola l’invenzione del secolo.

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Gustose patatine in busta al pomodoro

Il "dispetto" del secolo

Si racconta che nel 1853, in quel di Saratoga Springs, città distante circa 180 miglia da New York, lo chef George Crum era come al solito al lavoro nella cucina del ristorante Lake House. Ad un certo punto, un cliente gli rimandò indietro le sue patatine fritte sostenendo che fossero troppo grandi. Infastidito da quella critica, a suo dire del tutto gratuita, pensò di fargli un dispetto.

Crum, patate alla mano, le tagliò sottilissime e, dopo averle fritte nell’olio bollente, le cosparse di sale. Lo chef, ovviamente, era convinto di ottenere un risultato pessimo, ossia chips dure e immangiabili. Soddisfatto, le fece servire al cliente e aspettò la sua rivincita. Invece che un altro rimbrotto, però, gli arrivarono i complimenti.

Anche se in modo del tutto casuale, Crum creò delle patatine che piacquero moltissimo, tanto che, grazie al passaparola, acquistò pure nuovi avventori che arrivavano a Lake House proprio per assaggiare le chips "del cliente antipatico".

Il successo delle patatine in busta

In un primo momento, le patatine create da Crum non erano come quelle in busta che mangiamo oggi. Venivano, infatti, servite calde. Successivamente, però, lo chef ebbe un’altra idea geniale: aprì un nuovo ristorante e mise su ogni tavolo un cestino di patatine fredde.

Per arrivare alle nostre chips monodose, confezionate e a temperatura ambiente, bisogna aspettare il 1926, quando l’imprenditrice californiana Laura Scudder, imprenditrice californiana, pensò di vendere le patatine fritte, fino a quel momento commercializzate in lattine o in vetro, in sacchetti di carta cerata. Grazie a questa idea geniale, le chips si sarebbero mantenute fresche e croccanti più a lungo. Il successo è stato immediato e pian piano arrivarono in tutto il mondo.

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