Se li hai assaporati, hai gustato il lusso: sono i cibi più costosi del Natale

Un viaggio tra caviale, tartufo bianco, crostacei pregiati e grandi vini per capire quali alimenti rendono la tavola di Natale una delle più costose dell’anno

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Il Natale è uno dei pochi momenti dell’anno in cui la spesa alimentare smette di essere ordinaria e diventa dichiaratamente simbolica. Non si tratta solo di mangiare bene, ma di portare in tavola ingredienti che raccontano abbondanza, eccezione, celebrazione.

Alcuni cibi, più di altri, sono diventati il segno tangibile di questa ritualità: arrivano una o due volte l’anno, costano molto, richiedono attenzione e vengono serviti con una certa solennità, anche nelle case più informali. Dietro il prezzo delle cose più costose che portiamo a tavola a Natale ci sono rarità naturali, lavorazioni complesse, tempi lunghi e, spesso, una tradizione gastronomica che li ha trasformati in veri e propri status symbol delle feste.

Prosciutti e salumi rari, il tempo che diventa prezzo

Iniziamo dalle basi: prima di cominciare a gustare i piatti delle feste e di assaporare gli immancabili, in tavola vengono regolarmente posizionati i salumi. Ecco, è lì che si può iniziare a "scivolare" nel costoso: prosciutti stagionati per anni, come certe produzioni iberiche o italiane di altissima gamma, raggiungono cifre elevate perché richiedono lunghi periodi di maturazione, controlli rigorosi e una selezione accurata delle materie prime.

Fra queste c’è sicuramente il patanegra, non comunissimo ma il cui acquisto è legato spesso ai giorni di festa, proprio per stupire gli ospiti. Segue anche il Culatello di Zibello DOP, uno dei simboli della salumeria italiana di lusso, che si ricava dalla parte più pregiata della coscia del suino e matura lentamente nelle nebbie della Bassa Parmense. Spazio anche al Prosciutto di Parma Riserva, la versione più lunga e complessa di un prodotto già pregiato.

Restando sulle "riserve", non possiamo non citare Prosciutto di San Daniele Riserva che segue una logica simile, ma con caratteristiche aromatiche diverse, legate al microclima friulano e al metodo di lavorazione. Le versioni più stagionate e prodotte in quantità limitate raggiungono prezzi elevati, soprattutto quando provengono da filiere molto selezionate.

E poi? Poi c’è il Lardo di Colonnata IGP, che pur non raggiungendo le cifre dei grandi prosciutti, rientra tra i salumi costosi per via della lavorazione tradizionale. Infine, spesso sulle tavole italiane imbandite appaiono salumi artigianali di nicchia, prodotti in quantità molto limitate da piccoli norcini, spesso con razze suine autoctone e stagionature lunghissime. Qui il prezzo non è solo legato al nome, ma alla rarità assoluta del prodotto, al numero ridotto di pezzi disponibili.

I grandi vini, il lusso che accompagna il cibo

Un altro grande classico super costoso? I vini. Qui la scelta aumenta esponenzialmente, ma, per esempio, il Barolo Riserva rappresenta uno dei vertici del vino italiano. Le riserve devono invecchiare molti anni prima di arrivare sul mercato, spesso oltre un decennio dalla vendemmia. A Natale si stappano bottiglie che hanno attraversato il tempo, con prezzi che aumentano con l’annata, il produttore e la capacità di evoluzione.

L’Amarone della Valpolicella Riserva è un altro esempio di vino costoso legato a una lavorazione complessa. Le uve vengono appassite per mesi prima della vinificazione, con una perdita di peso significativa e una concentrazione estrema. Le versioni Riserva richiedono ulteriore affinamento e raggiungono cifre importanti, soprattutto nelle annate più ricercate.

Ancora, il Brunello di Montalcino Riserva è uno dei vini che più incarnano il concetto di attesa. Deve maturare almeno sei anni, spesso di più, prima della vendita. Il prezzo riflette il tempo immobilizzato, la selezione delle uve migliori e una produzione volutamente limitata. A Natale diventa spesso il vino "importante" del pranzo o della cena.

Infine, ci sono champagne, spumanti metodo classico di lunga affinatura e spesso non mancano bottiglie da collezione, che rappresentano una delle voci di spesa più importanti delle feste. Il valore non sta solo nel contenuto, ma nella storia della bottiglia, nel territorio, nell’annata e nella rarità.

Crostacei pregiati, quando il mare diventa protagonista

A seguire salumi e vini, ci sono i crostacei: aragoste, astici e granchi reali sono tra i piatti più costosi che finiscono sulle tavole natalizie, soprattutto nei menu a base di pesce. Il loro prezzo è legato sia alla difficoltà di pesca sia alla necessità di trasporto e conservazione in condizioni ottimali.

Durante le feste la domanda cresce, l’offerta resta limitata e il costo aumenta ulteriormente. Sono ingredienti che non hanno bisogno di grandi aggiunte: una cottura precisa e pochi accompagnamenti servono a valorizzare una materia prima già eccezionale.

Il tartufo bianco, l’oro che nasce sotto terra

E poi? Poi c’è il tartufo bianco, uno degli ingredienti più costosi della cucina italiana che, non a caso, entra in scena proprio nel periodo natalizio. La sua stagionalità è limitata, la raccolta è incerta e legata a condizioni climatiche specifiche, e la conservazione è breve. Tutti elementi che contribuiscono a far lievitare il prezzo, soprattutto nelle annate meno fortunate.

A differenza di altri prodotti di lusso, il tartufo bianco non ama elaborazioni: viene affettato crudo su piatti semplici, come tagliolini o uova, perché il suo aroma basta da solo a giustificare la spesa.

Foie gras, tra tecnica e controversia

Il foie gras è un altro simbolo di opulenza gastronomica natalizia, soprattutto nelle tradizioni francesi e internazionali. Il suo costo elevato è legato a una produzione complessa e regolamentata, oltre che a una lavorazione che richiede grande precisione. È un alimento che divide, ma che continua a occupare un posto stabile nei menu delle feste più ricercate. Viene servito come antipasto, spesso in piccole porzioni, accompagnato da pane, confetture o vini dolci, proprio perché la sua intensità richiede equilibrio.

Il caviale, lusso puro in pochi grammi

Infine, il caviale è probabilmente l’alimento che più di ogni altro incarna l’idea di lusso natalizio. Ne basta una piccola quantità per far salire il valore dell’intero menu. Il prezzo elevato dipende da diversi fattori: la rarità dello storione, i lunghi tempi di maturazione delle uova e una lavorazione estremamente delicata.

 

Le varietà più pregiate, come quelle ottenute dallo storione beluga, possono superare facilmente diverse migliaia di euro al chilo. A Natale il caviale viene spesso servito in modo essenziale, su blinis o con panna acida, proprio perché il suo valore sta nella purezza del sapore e non nella complessità della ricetta.

Il vero costo del Natale a tavola

Ciò che rende davvero costosi questi alimenti non è solo il prezzo al chilo, ma il significato che portano con sé. Sono cibi che non si comprano per necessità, ma per scelta, per segnare una differenza rispetto al quotidiano.

A Natale il lusso gastronomico diventa un linguaggio: parla di tempo dedicato, di cura, di volontà di rendere speciale un momento condiviso. Ed è forse questo, più del valore economico, il motivo per cui continuiamo a portarli in tavola, anno dopo anno.

Speciale di Natale – Buonissimo

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