Ma cos'è davvero la carne stampata in 3D?

Anche se molti non hanno intenzione di assaggiarla, la carne stampata in 3D è fatta con ingredienti che consumiamo da tempo immemore.

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Carne stampata in 3d

Gli allevamenti intensivi e il loro impatto ambientale ci stanno pian piano indirizzando verso altri tipi di alimenti come la carne stampata in 3D. In Italia, dove il consumo di prodotti di origine animale è ancora molto radicato, si guarda con scetticismo a cibi di questo tipo, ma vale la pena conoscerli e, soprattutto, sapere come e con cosa vengono fatti.

Che cos’è la carne stampata in 3D?

In Italia, patria di pietanze come l’abbacchio alla scottadito o il brasato al Barolo, è impossibile anche solo pensare di togliere la carne dall’alimentazione quotidiana. Eppure, negli ultimi anni sempre più persone hanno iniziato ad abbracciare la dieta vegetariana o vegana, preferendo cibi di origine vegetale a quelli animali. Mentre tofu, seitan e tempeh sono più o meno tollerati, la carne stampata in 3D alimenta dibattiti infuocati.

Prima di ergersi a protettori delle bistecche ‘originali’, però, sarebbe il caso di conoscere anche solo superficialmente di cosa si tratta. Innanzitutto, il prodotto stampato in 3D non va assolutamente confuso con la carne vegetale o sintetica. A essere diversi sono sia gli ingredienti che il metodo di produzione.

In linea di massima, possiamo dire che la carne stampata in 3D viene creata con paste alimentari a base di acqua, legumi, verdure e oli vegetali. Volendo, si può realizzare anche con cellule animali. Aspetto e consistenza sono pressoché uguali alle bistecche tradizionali, ma il sapore è diverso. Con questa tecnologia si possono produrre sostituti di manzo, pollo, maiale e addirittura pesce e frutti di mare.

Come è fatta?

Visto che la scelta degli ingredienti dipende dal produttore, non esiste una ricetta unica per la carne stampata in 3D. Tutte le aziende, però, sono accomunate dal processo che porta alla stampa. Innanzitutto, è necessario studiare l’istologia del tessuto animale, specialmente l’organizzazione delle fibre muscolari, poi si deve replicare il tutto con ingredienti vegetali che non sono stati modificati geneticamente.

Una volta ottenuta una pasta alimentare con le stesse proprietà nutrizionali della carne si procede con la stampa, così da dare la forma che si preferisce e la stessa consistenza muscolare del prodotto originale. Invece, quanti preferiscono partire da una base animale sfruttano una tecnica che imita il processo di rigenerazione muscolare che avviene naturalmente all’interno del corpo di mucche & Co. Questo metodo prevede la miscelazione di cellule adipose, fibre muscolari, cellule dei vasi sanguigni e altre, da cui si genera un bioinchiostro da usare nel processo di 3D bioprinting.

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Bistecca posta sulla graticola calda e cotta su entrambi i lati

Quali sono i suoi ingredienti?

Come già sottolineato, non esiste una ricetta universale, valida per tutti i produttori. Ad esempio, la Novameat, che nel 2018 è stata la prima azienda a creare una bistecca vegetale, produce carne formata dal 60/70% di acqua e dal 20% di proteine provenienti dai piselli gialli, oli vegetali, aromi e coloranti naturali ed estratti di alghe utili per le fibre. La catena di fast-food KFC, invece, a partire dal 2020 ha iniziato a sperimentare i nuggets di pollo in 3D, sfruttando però le cellule animali dello stesso animale.

Come mangiarla?

La carne stampata in 3D si mangia allo stesso modo dei prodotti di origine animale. D’altronde, aspetto e consistenza sono identici. Per quanto riguarda il sapore, invece, varia in base agli ingredienti utilizzati per creare la pasta alimentare. Ovviamente, non è identico a quello della carne ‘vera’, quindi bisogna giocare un po’ con il condimento.

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