Pane fresco o pane decongelato? Arrivano le multe (e le etichette chiare e comprensibili)
Da oggi, il pane fresco e quello decongelato dovranno essere separati e avere un'etichetta trasparente: ecco cosa dice la nuova legge.
Per alcune persone non c’è alcuna differenza tra pane fresco e decongelato, eppure c’è un divario notevole. Non a caso, esiste una normativa specifica che determina sia la denominazione che le modalità di esposizione dei prodotti da forno, con tanto di multe salate per coloro che non rispettano le regole.
Pane fresco: cosa dice la legge in Italia
Quanti hanno una cultura del pane, che non significa necessariamente essere abituati a sfornare quotidianamente pagnotte fatte in casa, sanno distinguere benissimo un prodotto fresco da uno decongelato. Non solo, siamo pronti a scommettere che neanche sotto tortura sceglierebbero uno sfilatino, dei panini o qualunque altro formato "conservato o a durabilità prolungata". Eppure, non tutti hanno le stesse conoscenze e finalmente la legge ha mosso qualche passo in più per preservare una delle tante eccellenze made in Italy.
Dopo il decreto n. 131 del mese di ottobre 2018, che stabiliva che il pane surgelato, congelato o contenente additivi chimici/conservanti non poteva essere più venduto come fresco e doveva obbligatoriamente avere una etichetta con su scritto "conservato" o "a durabilità prolungata", un nuovo disegno di legge impone delle regole più severe. Stiamo parlando del quadro normativo 2025/0282/IT, notificato a giugno 2025 alla Commissione Europea.
La proposta legislativa non vuole soltanto garantire una corretta informazione al consumatore, cosa che tra l’altro era già stata stabilita dal decreto del 2018, ma intende valorizzare il pane fresco italiano come espressione del patrimonio gastronomico e culturale nazionale. Non dimentichiamo, infatti, che il Belpaese vanta pagnotte che ci invidiano in ogni angolo del globo, come quello prodotto ad Altamura, in Puglia, oppure a Matera, in Basilicata.
Stando a quanto stabilisce la legge, può essere definito fresco soltanto il pane preparato secondo un processo di preparazione continuo, ossia che dall’inizio della sua lavorazione alla messa in vendita non trascorrano più di 72 ore. Inoltre, deve essere privo di interruzioni volte al congelamento o alla surgelazione (tranne che per il rallentamento del processo di lievitazione), senza additivi conservanti o altri trattamenti utili ad allungare la conservabilità.
Come devono essere le etichette del pane fresco
Oltre a rispettare determinati criteri di produzione, il pane fresco (così come altri prodotti da forno a durabilità prolungata e i semilavorati), deve avere un’etichetta chiara e comprensibile. Questo significa che l’informazione deve essere trasparente, quindi contenere composizione, origine e dettagli inerenti i processi produttivi. Affinché vengano rispettate tutte le regole, comprese dettagliate prescrizioni igienico-sanitarie, i forni e tutti i laboratori di panificazione potranno essere sottoposti a controlli da parte della ASL o del comune di riferimento.
È bene sottolineare che, per non indurre in errore il consumatore, il pane fresco deve essere venduto separato da quello congelato. Considerando che per via della vita frenetica i prodotti industriali e decongelati sono sempre più diffusi, una normativa più severa in materia era quanto mai necessaria. Da oggi, un’ultima precisazione è d’obbligo, soltanto le pagnotte che rispettano specifici requisiti sulla provenienza e trasformazione delle materie prime, possono recare la dicitura "Made in Italy". Quanti non rispettano la legge potranno incorrere a severe sanzioni amministrative.