La Commissione Europea valuta una tassa sui cibi ultraprocessati: cosa potrebbe cambiare
La Commissione europea ha proposto una tassa sui cibi ultraprocessati: a farne le spese, neanche a dirlo, saranno i consumatori meno abbienti.
Una stretta non indifferente potrebbe presto abbattersi sui cibi ultraprocessati. La Commissione europea sta pensando di inserire una tassa su tutti gli alimenti che, seppur buonissimi, non fanno affatto bene alla salute e sono responsabili di molte malattie, alcune delle quali serie o mortali.
- Una tassa per limitare il consumo dei cibi ultraprocessati
- Gli impedimenti
- Perché la tassa è necessaria?
Una tassa per limitare il consumo dei cibi ultraprocessati
Che succedesse se domani ci svegliassimo con una tassa sui cibi ultraprocessati? Molto probabilmente scoppierebbe il caos, con rivolte di gran parte della popolazione mondiale. Ormai non è una novità: alimenti di questo tipo creano dipendenza e toglierli improvvisamente, visto che non tutti possono permettersi di pagare un sovrapprezzo, potrebbe causare vere e proprie crisi d’astinenza. Eppure, la Commissione europea sta valutando il da farsi e non si esclude che presto possa arrivare un’imposta ad hoc.
Stando a quanto riferisce Euractiv, fonti interne alla Commissione riferiscono che questo argomento sta dividendo Bruxelles, tra quanti si preoccupano maggiormente per la salute della popolazione e sul conseguente impatto sul sistema sanitario e quanti manifestano specialmente timori economici. Se la tassa dovesse essere approvata, sarà applicata ai cibi ultraprocessati più invasivi o arricchiti da grandi quantità di additivi e ingredienti per nulla salutari.
Gli impedimenti
Il cosiddetto junk food viene studiato proprio per creare una certa dipendenza, quindi il fatto che gli organi competenti abbiano prima accettato il "bliss point" e adesso cerchino di limitarne i danni fa un po’ sorridere. Polemiche a parte, la tassa sui cibi ultraprocessati, pur essendo giusta, specialmente se si vuole il bene della popolazione, ha diversi impedimenti che, al momento, la rendono inattuabile.
Innanzitutto, non abbiamo una definizione legale chiara della dicitura "ultraprocessato", un ostacolo che potrebbe rivelarsi più difficile del previsto. Il motivo è presto detto: sicuramente l’industria alimentare alzerebbe un polverone non indifferente. Ammesso, che questi prodotti vengano sottoposti a normazione senza intoppi, subito dopo sorgerebbe un altro problema: come valutare quelli da tassare?
Secondo indiscrezioni, la Commissione starebbe pensando di affidarsi a strumenti capaci di stabilire il grado di trasformazione dei cibi, come l’applicazione Truefood, studiata proprio per misurare a quanti processi industriali è stato sottoposto un determinato prodotto. Anche in questo caso, però, si incontrerebbe un ostacolo: i profili nutrizionali degli alimenti non sempre riflettono i rischi legati al livello di trasformazione.
Infine, non bisogna dimenticare che lo junk food viene consumato in massa dalle famiglie meno abbienti. La tassa, quindi, si rifletterebbe su di loro, andando a gravare ancora di più sulle economie domestiche già precarie.
Perché la tassa è necessaria?
Qualcuno potrebbe giustamente pensare che ognuno è libero di mangiare ciò che preferisce, ma basta soffermarsi un po’ di più su questa affermazione per comprendere che la libertà di scelta dei consumatori è solo un’illusione. Tutti, chi più e chi meno, vengono influenzati dalle campagne pubblicitarie (televisive, cartacee e social), così come lo sono mentre fanno la spesa, con prodotti piazzati in posizioni strategiche. Insomma, potremmo continuare all’infinito, ma non è questo il punto.
Il nodo cruciale è un altro: in mancanza di una corretta educazione alimentare, è necessario indirizzare le persone verso cibi più sani. Considerando che i prodotti ultraprocessati coprono una quota significativa dell’apporto calorico giornaliero medio (alcuni Stati registrano percentuali superiori al 40%), questo significa che il tasso di malattie metaboliche e croniche e patologie tipo l’obesità, che già registrano numeri importanti, continueranno a crescere.
Pertanto, se non si prova a mettere un freno, la salute pubblica andrà via via peggiorando. Al momento, una cosa è certa: se la Commissione dovesse approvare la tassa, si aprirebbe un lungo, lunghissimo iter, e sarà un’impresa mettere d’accordo gli Stati membri, il Parlamento europeo e le stakeholder del settore.