Cibo straniero "8 volte più pericoloso" di quello italiano: ecco cosa si rischia

Cosa si rischia con il cibo straniero? Gli ultimi dati sono chiari: alimenti esteri sono otto volte più pericolosi di quelli italiani.

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Donna compra noce di cocco al supermercato

L’Italia è il paese dove si mangia meglio al mondo e non è patriottismo, ma pura e semplice realtà. Sia chiaro, ogni nazione ha delle ricette tipiche molto buone, ma nulla in confronto alle nostre tradizioni gastronomiche. Nonostante ciò, stupisce scoprire che il cibo straniero è otto volte più pericoloso di quello made in Italy. Gli ultimi dati dell’Efsa sono preoccupanti perché evidenziano quantità importanti di residui chimici irregolari. Vediamo cosa si rischia consumando pietanze straniere e perché dobbiamo fare attenzione anche ai prodotti nostrani.

Perché il cibo straniero è pericoloso

L’analisi effettuata da Coldiretti sui dati dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) parla chiaro: le bevande e il cibo straniero sono otto volte più pericolosi di quelli 100% italiani. L’indagine ha preso in esame 10.596 prodotti, nello specifico: frutta e verdura (54,2%), a base di cereali (14,8%), olio e vino (10,4%), baby food (0,9%) e altri alimenti (19,7%). Di questi, 9.813 erano di origine nostrana, mentre i restanti 783 esteri.

Il risultato della ricerca ci dice che il 5,6% degli articoli agroalimentari esteri contiene residui chimici irregolari, mentre quelli italiani ‘solo’ lo 0,7%. È bene sottolineare che l’analisi ha esaminato soprattutto cibi made in Italy, per cui a parità di prodotti la realtà sarebbe stata molto peggiore. Ergo: è sempre meglio mettere nel carrello prelibatezze che siano interamente nostrane. Anche in questo caso, però, sorge un problema.

Grazie alla legge relativa all’ultima trasformazione, ossia quella che stabilisce che un cibo può essere etichettato made in Italy a patto che l’ultimo processo di realizzazione avvenga nel Belpaese, non siamo al riparo neanche affidandoci agli alimenti nostrani. Non a caso, Coldiretti ha sottolineato che questa regola permette "ai prodotti esteri di diventare 100% italiani con lavorazioni anche minime, dalle cosce di maiale olandesi che diventano prosciutti tricolori ai semilavorati cinesi usati nei trasformati di frutta e ortaggi".

Inoltre, come emerge dal rapporto, bisogna tener conto di un’altra problematica non indifferente: la scarsità dei controlli a livello comunitario. Si stima, infatti, che meno del 10% dei cibi e delle bevande che arrivano in Europa dai Paesi extra UE vengano sottoposti a verifiche volte a garantire una sicurezza alimentare totale.

Donna al supermercato che compra avocado

Come capire se un cibo è 100% italiano

Appurato che il cibo straniero è più pericoloso di quello italiano e che anche quando leggiamo in etichetta la dicitura "Made in Italy" non possiamo avere certezze, la domanda sorge spontanea: come possiamo capire se un alimento è davvero nostrano? La Coldiretti ha presentato una proposta di legge in cui si chiede l’obbligo dell’indicazione del Paese d’origine in etichetta su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Unione Europea. Tutti possono sottoscrivere il documento, basta presentarsi nei punti vendita di Campagna Amica, nelle sedi territoriali di Coldiretti oppure sul sito web ufficiale.

In attesa di un cambiamento normativo, però, tutti dobbiamo continuare a fare la spesa, quindi è bene sapere come muoversi. Il consiglio è quello di preferire sempre prodotti a chilometri zero, possibilmente certificati biologici. Dalla carne al pesce, passando per le verdure: cercate di preferire le piccole realtà piuttosto che la grande distribuzione. Sicuramente spenderete di più, ma ne va della salute.

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