Piacere e convivialità: ecco perché il cibo sembra più buono mangiato in compagnia
Uno studio spiega perché il cibo sembra più buono se mangiato in compagnia: non è un caso se le sensazioni vengono esaltate al massimo.
Avete mai notato che il cibo mangiato in compagnia sembra più buono? Se la risposta è affermativa, sappiate che non è soltanto una vostra impressione: secondo uno studio di una celebre università americana, c’è un motivo ben preciso se in occasioni conviviali si vive una specie di amplificazione delle proprie sensazioni.
Mangiare in compagnia fa bene: lo studio
Nella maggior parte dei casi, mangiare in compagnia è di gran lunga più piacevole che farlo da soli. Non si tratta soltanto di scambiare quattro chiacchiere più o meno interessanti, ma anche di condividere il pasto, il pane quotidiano. È un momento intimo che, se vissuto insieme a una o più persone, riesce a essere pure più gustoso. Almeno, questo è quanto ci dice uno studio condotto dalla Yale University e pubblicato su Research Article.
Il team di ricercatori, analizzando le esperienze di 23 studenti universitari, sono giunti alla conclusione che il cibo sembra più buono se mangiato in compagnia. Per arrivare a questo risultato, gli studiosi hanno chiesto ai partecipanti di consumare del cioccolato sia dolce che parecchio amaro, prima da soli e poi insieme a una o più persone.
L’obiettivo dell’analisi era proprio quello di indagare se il piacere che un cibo può dare viene solo dall’alimento in sé o se può essere influenzato dalla presenza o assenza di un commensale. Una precisazione è d’obbligo: a tutti gli studenti è stato consegnato lo stesso alimento, sia durante le sessioni singole che in quelle collettive.
Il risultato
Il fatto che quando si mangia in compagnia si inneschino meccanismi piacevoli non è una novità, ma che il cibo possa risultare migliore lo è. Una curiosità sorge spontanea: l’alimento non cambia, era cioccolato durante le sessioni singole e lo era in quelle collettive, quindi come fa a sembrare più buono?
Secondo i ricercatori, il piacere soggettivo che si prova durante il consumo di un dato alimento è sempre il medesimo, ma quando si divide lo stesso cibo con qualcuno si innescano dei meccanismi che amplificano sia il gradimento che le sensazioni legate alla condivisione. Questo significa che il gusto del cioccolato o di qualunque altra pietanza resta in sostanza invariabile, ma viene esaltato al massimo nelle occasioni conviviali.
Non a caso, tutti gli studenti hanno riferito che il cioccolato dolce era più buono quando mangiato insieme a un’altra persona e non in solitudine o mentre il compagno era presente ma impegnato in altre attività. Quest’ultimo dato è molto importante, in quanto evidenzia una condizione fondamentale: la condivisione consapevole e presente.
La situazione è rimasta pressoché invariata con il cioccolato amaro. I partecipanti, infatti, hanno riferito che il sapore era peggiore quando consumato in compagnia. Anche questo dato è importante, visto che le sensazioni, a prescindere dal fatto che siano positive o negative, vengono comunque amplificate.
Non è solo un pasto, ma sensazioni condivise
Se mangiato in compagnia, il cibo può quindi apparire sia più buono che più cattivo. Questo perché entrano in gioco due componenti fondamentali: lo stare insieme e la condivisione della stessa esperienza gustativa. Questo si traduce anche con una maggiore attenzione nei confronti di un dato alimento e dei sentimenti che si provano per il o i commensali. Non a caso, lo studio ha dimostrato pure che gli stessi risultati non si raggiungono laddove si condivida il pasto con uno sconosciuto.
"Mangiare il cioccolato insieme ha reso le esperienze delle persone più intense. Questa scoperta supporta l’idea che le esperienze condivise abbiano una rilevanza e un impatto psicologico maggiori rispetto alle non condivise", hanno dichiarato i ricercatori di Yale.