Cos'è il vino alla cornuta e cosa c'entrano i cardinali del Conclave
Se anche voi credete che il vino alla cornuta sia concesso solo ai cardinali del Conclave vi sbagliate di grosso: ecco cos'è e perché si chiama così.
In vista del Conclave per l’elezione del successore di Papa Francesco è tornato alla ribalta il vino alla cornuta. Il riferimento, ovviamente, è all’alimentazione che i cardinali elettori dovranno avere per tutto il periodo che resteranno chiusi all’interno della Cappella Sistina. Scopriamo di che bevanda si tratta, perché si chiama così e com’è nato questo piccolo misunderstanding.
- Dal vino alla cornuta, non vino alla cornuta
- Perché il vino alla cornuta è collegato al Conclave
- Il vino dei cornuti esiste davvero, ma i cardinali non c'entrano
Dal vino alla cornuta, non vino alla cornuta
Mercoledì 7 maggio 2025, i cardinali elettori daranno il via al Conclave per eleggere il successore di Papa Francesco. La speranza dei fedeli è assistere il prima possibile alla classica fumata bianca, ma sono tante le curiosità che ruotano attorno alla riunione super segreta dei religiosi. Alcune di queste riguardano l’alimentazione che tutti dovranno avere una volta varcata la soglia della Cappella Sistina, vino alla cornuta compreso. Ma cos’è?
Questo prodotto vinicolo è frutto di un semplice e banale misunderstanding. Il vino alla cornuta esiste davvero, ma non ha nulla a che fare con il nettare di Bacco che i cardinali possono bere durante il Conclave. Il malinteso è nato dai racconti di Bartolomeo Scappi, chef privato di Papa Pio V, il cui pontificato è durato dal 7 gennaio 1566 all’1 maggio 1572. Il cuoco ha spifferato che, durante il ‘ritiro’ per l’elezione di un nuovo pontefice, i religiosi soggiornavano in camere dotate di lussi e comodità. In ogni stanza c’era "una cornuta", ossia una cesta, per portare cibo e bevande agli ospiti. Al suo interno, ovviamente, c’era del buon vino.
Perché il vino alla cornuta è collegato al Conclave
La cornuta, che ripetiamo non era altro che una sporta, serviva soprattutto per trasportate cibo e vino dalla cucina alla stanza dei cardinali elettori. Una precisazione è d’obbligo. All’epoca, ogni cardinale aveva una schiera di servitori che avevano il compito di consegnargli le vivande. Il tutto, ovviamente, non era affidato al caso, ma avveniva secondo un rituale ben preciso.
Ad aprire la consegna, con tanto di insegne del cardinale di riferimento, era il "mazziere", a cui seguivano lo scalco, gli scudieri, i bottiglieri, i palafrenieri e i credenzieri. Ognuno di loro aveva un ruolo ben preciso, controllato a vista dalle guardie italiane e svizzere. Le caraffe di vino e acqua erano rigorosamente trasportare dagli scudieri. Il nettare di Bacco alla cornuta, quindi, è solo un semplice fraintendimento che, nonostante lo scorrere del tempo, continua a fare presa sui più curiosi.
Il vino dei cornuti esiste davvero, ma i cardinali non c’entrano
Appurato che il vino alla cornuta non ha nulla a che vedere con la dieta dei cardinali che si riuniscono nel Conclave, è doveroso sottolineare che un nettare di Bacco denominato in questo modo esiste davvero. Non si tratta di un’etichetta specifica o ottenuta da un vitigno particolare, ma è un nome ironico nato per indicare il vino novello che si consuma in occasione della festa di San Martino, l’11 novembre.
Considerando che durante questa celebrazione può accadere di eccedere con il bere, qualcuno potrebbe avere comportamenti eccessivi, bollati come "cornuti". Non solo, un tempo questa festa coincideva anche con le fiere per il rinnovo dei contratti agricoli, per cui mariti e mogli vivevano qualche giorno da ‘separati’ e potevano cedere alla tentazione del tradimento. Di conseguenza, San Martino è nota pure come festa dei cornuti e, visto che si celebra il novello, non poteva mancare un vino ad hoc.