Cedere al food delivery in questo momento così caldo e soffocante: una questione etica?
Le condizioni dei rider costretti a lavorare con il caldo estremo sono state documentate dalle forze dell'ordine: il food delivery diventa una questione etica.
Le temperature bollenti di questi giorni hanno costretto i datori di lavoro ad accettare una decisione che viene dall’alto: l’obbligo di sospendere l’attività all’aperto dei propri dipendenti nelle ore più calde della giornata. Il protocollo, tranne che in presenza di regolamenti comunali o regionali, esclude alcune categorie professionali, compresi i rider non dipendenti. A questo punto, considerando che i titolari non badano al benessere dei fattorini in nome del dio denaro, una domanda sorge spontanea: possibile che le persone non riescano a rinunciare al food delivery?
- Caldo e rider: dire no al food delivery è una questione etica
- Quando ordinare food delivery per il bene del rider
Caldo e rider: dire no al food delivery è una questione etica
È di questi giorni la notizia di un controllo da parte dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e dei Carabinieri sui rider che, nonostante il caldo tropicale, continuano a lavorare. Le ispezioni sono state effettuate nelle città in cui, lo scorso 4 luglio, si registravano temperature tra 34 e 38°C. Nello specifico, parliamo di Roma, Milano, Bologna e Firenze. Sono stati fermati 105 fattorini che hanno prestato servizio tra le ore 12 e le 16 ed è emerso che tutti loro si trovavano in una situazione di potenziale esposizione al caldo.
Anche se attualmente sono ancora in corso gli accertamenti per verificare che siano state attuate misure di prevenzione e protezione da parte dei datori di lavoro in merito ai rischi causati dal caldo eccessivo, una domanda sorge spontanea: il food delivery è davvero necessario? Sia chiaro, ci riferiamo soltanto a situazioni in cui si registrano temperature estremo. Il servizio di cibo a domicilio fa comodo a chiunque e non vogliamo assolutamente demonizzarlo, anzi. Eppure, quando quando l’aria è asfissiante bisognerebbe essere solidali con coloro che, pur di non perdere qualche centesimo, mettono a repentaglio la propria salute.
Ebbene sì, perché per lavorare in condizioni di caldo estremo, alcune aziende di delivery hanno fatto un’offerta a dir poco ridicola ai fattorini. Una sorta di "contributo" o "bonus", che i datori applicano ai rider che effettuano le consegne quando il termometro sale sopra i 32°C. Per l’esattezza, si parla di: 2% tra 32 e 36°C, 4% tra 36 e 40°C e 8% per temperature superiori a 40°C. Considerando che queste percentuali vengono riconosciute sugli ordini completati, parliamo di una maggiorazione tra 5, 10 o 20 centesimi su 2,5 euro a consegna.
Quando ordinare food delivery per il bene del rider
Come già sottolineato, non abbiamo intenzione di demonizzare il food delivery, ma renderlo più sostenibile, soprattutto per i rider. Smettere di ordinare cibo a domicilio è impensabile, anche perché si toglierebbe lavoro a chi, seppur con pochi spiccioli, riesce a sbarcare il lunario. La speranza è che questo settore, come tanti altri ancora non riconosciuti, venga regolamentato in modo serio. Nel frattempo, però, possiamo avere un atteggiamento virtuoso.
Visto che i datori di lavoro hanno pensato bene di trasformare un pericolo per la salute (le consegne con il caldo estremo) in un incentivo economico (i "bonus" alte temperature), i consumatori di food delivery possono e devono fare la propria parte. L’ideale, specialmente quando l’afa si fa sentire e le città sono da bollino rosso, è non ordinare cibo a domicilio per pranzo. Rimandate la richiesta all’orario di cena, quando l’aria è più respirabile.
Prima di cliccare sul tasto ‘Acquista’ pensate ai rider che lavorano in bicicletta o in scooter, esposti direttamente al sole, spesso senza possibilità di riparo, e chiedetevi: vale davvero la pena mettere in pericolo la loro vita per un ordine che può essere posticipato di qualche ora? Pensateci bene, anche se la risposta dovrebbe essere scontata.