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27ma Sagra del Savor

Immaginiamo…un grande calderone di mosto bollente e una pioggia di frutti: pere dolci e pere cotogne, mele verdi, mele rosse e mele cotogne bitorzolute e profumate, croccanti gherigli di mandorle…
È la ricetta del “Savor”, che in dialetto romagnolo, vuol dire “savore, sapore”.

Questa antica confettura si produce a Montegelli e si può gustare ogni anno, in settembre, tempo di sole e di nuvole, quando nell’aria piovono i frutti….
La preparazione del Savor avviene ancora come una volta, cuocendo gli ingredienti in una grande pentola a fiamma bassa, costantemente girati fino ad ottenere la consistenza desiderata. La marmellata così ottenuta ha un colore marrone tendente al rossastro, dal sapore morbido, delicato, pastoso e leggermente asprigno, con pezzi di mandorle come lieto fine!

Sono tante le persone impiegate nel lavoro: chi raccoglie la frutta, chi la sbuccia con mani abili e veloci, chi la cuoce con attenzione; altre mani volenterose sistemano la confettura dentro vasetti di vetro, poi ricoperti con tovaglioli colorati. Tutto fatto con cura e pazienza. L’unico compenso di tanta fatica è la soddisfazione del lavoro ben fatto, l’allegria del contatto e dell’incontro…come in un gioco!!!

Nelle case contadine di Montegelli, il savor veniva conservato in piccole damigiane dal collo largo e serviva come energetico companatico da consumare durante tutto l’inverno. In molti, è ancora vivo il ricordo di questo dolcificante naturale, che veniva preparato con il mosto d’uva concentrato, perché lo zucchero era scarso e tanto costoso da non poter essere utilizzato liberamente.

Il suo sapore fa risaltare i frutti sapientemente dosati: dolce ma non troppo, profumato di sapori agresti, ottimo con pane fresco e piadina romagnola; accompagna in modo eccellente sia i formaggi freschi, come la ricotta fatta in casa, che quelli stagionati ed è divino con il Formaggio di Fossa. Il tutto annaffiato con Sangiovese di Romagna o Albana passita.

Oggi, stiamo rivalutando questo cibo locale, che richiama i sapori che nascono dalla terra, la nostra appartenenza culturale, il nostro territorio, salvandoci dall’anonimato e dalla globalizzazione.
E lo celebriamo in una festa che ha radici antiche: la Festa di Santa Maria della Vittoria che nel 1573 Gregorio XII trasformò in Festa del Santissimo Rosario, per celebrare la vittoria della flotta cristiana sulle navi turche proprio nel giorno in cui le confraternite del Rosario sfilavano in processione. Questa festa doveva essere celebrata in tutte le chiese che ospitavano una confraternita del Santo Rosario, come è il caso di Montegelli, che conserva, nella chiesa dedicata a Santo Stefano Protomartire, la statua della Madonna del Rosario.

JNTO

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